mercoledì 1 dicembre 2010

«Don't be kettled»

Fiocchi di neve cadono sulle strade dello shopping del centro di Londra da Oxford Street a Bond Street, imbiancando le illuminazioni natalizie con le immagini dei film della Disney, ed appesantendo i pellicciotti ed i piumini delle signore di Chelsea intente a fare i regali. Una scena da idillio consumista che viene rotta dall'irruzione di gruppetti di studenti, che gridando a squarciagola «no ai tagli all'università, senza se e senza ma», mandano in tilt il traffico di Jaguar e Mercedes, taxi neri e bus rossi a due piani.

«Move, don't get kettled" (muoviti, non farti intrappolare), era la parola d'ordine che girava sui siti del movimento studentesco alla vigilia della terza giornata di protesta contro i piani di riforma del governo Cameron, sostenuto da Conservatori e Liberaldemocratici che vuole triplicare il limite massimo delle rette universitarie, portandolo a 9.000 sterline. Per evitare di finire cordonati dai «bobbies», ed essere costretti per ore al freddo come successo mercoledì scorso, ieri gli studenti britannici hanno dato vita a «blocchi metropolitani», con proteste a macchia di leopardo nel centro della capitale, cogliendo di sorpresa la polizia.

Il tempo gelido e una bufera di neve che, a partire dalla mattinata, ha creato nuovamente disguidi ai trasporti cittadini, reduci da un grande sciopero lunedì scorso, ha limitato il numero di partecipanti a poche migliaia. Ma questo non è bastato a raffreddare l'entusiasmo degli studenti che tra le grida «Tory feccia» e «Libdem traditori», festeggiavano i segni di cedimento all'interno del governo, con i liberaldemocratici intenzionati ad astenersi nella votazione in parlamento. Piccoli scontri con la polizia si sono verificati verso le tre di pomeriggio, quando i diversi «serpentoni» che avevano paralizzato il traffico cittadino si sono radunati in Trafalgar Square. Una decina gli arresti.

Se tra i manifestanti c'erano tanti studenti delle venti università della capitale, come già successo la settimana scorsa, la maggioranza era composta da studenti delle superiori: ragazzini dai 14 ai 17 anni che temono di non potersi più permettere l'università se le rette venissero innalzate. «Io vorrei studiare psicologia» - spiega Alexandra una studentessa quattordicenne, avvolta in una sciarpa di lana per proteggersi dal vento gelido. «Ma dopo che i miei genitori hanno già pagato gli studi dei miei due fratelli maggiori, non so se riusciranno a pagare le mie rette universitarie. È un'ingiustizia verso i più giovani».

A preoccupare molti è anche la prevista eliminazione dell'Ema (Education Maintenance Allowance), un assegno per gli studenti delle scuole superiori. «Al momento mi danno 30 sterline a settimana» - spiega Robin un ragazzo di 16 anni di Southend. «Con quello mi pago il bus per andare a scuola e poco altro. E la sera devo lavorare come cameriere. Se mi togliessero anche quei soldi vorrebbe dire che dovrei lavorare anche il pomeriggio. Studiare per me diventerebbe davvero difficile». Oltre alle proteste della capitale, la giornata è stata segnata da cortei e sit-in decine di città universitarie del Regno Unito. A Cambridge, Edindurgo, Nottingham e Newcastle gli studenti hanno occupato aule e rettorati, mentre a Oxford in centinaia hanno invaso la sede dell'assemblea provinciale. Scontri con la polizia si sono registrati a Brighton, Bristol e Leeds.

Le proteste studentesche si intensificheranno nelle prossime settimane, quando il piano di riforma arriverà in parlamento, con i Liberal-democratici in grave imbarazzo, dopo aver rinnegato la promessa elettorale di opporsi all'aumento delle rette e di fronte a sondaggi che li danno in crollo al 9%. Ieri, parlando alle telecamere della Bbc, Vince Cable, vice-ministro LibDem all'economia, con delega all'università, ha dichiarato che potrebbe astenersi assieme ai colleghi di partito quando il provvedimento verrà votato in parlamento. L'astensione dei LibDem permetterebbe comunque l'approvazione della riforma dell'università. E certamente non basterà a salvare la faccia ad un partito che gli studenti universitari, che a maggio lo avevano votato in massa, accusano di essersi colorato a tradimento di blu conservatore.

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