venerdì 10 dicembre 2010

Assalto al Tesoro

«Vergogna». Un boato di rabbia esplode tra le migliaia di manifestanti assiepati di fronte al Big Ben, quando alle 5 e 42 arriva la notizia che nessuno voleva sentire. L’aumento delle rette universitarie fino a 9.000 sterline è passato con 323 «ayes» and 302 «noes». La ribellione dentro i liberaldemocratici c’è stata. In 21 hanno mantenuto la promessa elettorale di votare contro, tra cui due sottosegretari che si dimessi dagli incarichi di governo. E ad essi si sono uniti 8 deputati conservatori. Ma non è bastato a fermare un provvedimento che come sostiene il presidente del sindacato degli studeti universitari Aaron Porter «è ingiusto, sbagliato e non necessario».
«Un giorno difficile» – ha ammesso Vince Cable il vice-ministro liberaldemocratico all’economia, secondo cui l’aumento delle rette permetterà non solo di «mantenere l’alta qualità delle nostre università» ma anche «di aiutare gli studenti a basso reddito». Di tutt’altro avviso le decine di migliaia di studenti che per tutta la giornata si sono scontrati con la polizia e manifestanti di fronte ad un parlamento trasformato in un bunker come era successo la scorsa settimana nel centro di Roma, per il voto sulla riforma Gelmini. Scontri che sono proseguiti fino a tarda serata con decine di studenti arrestati, ed almeno 100 feriti.
«Tory feccia, stiamo arrivando» – gridava all’unisono il corteo di 20.000 persone partito a mezzogiorno dalla sede università di Londra. Sopra le teste campeggiavano migliaia di cartelli con insulti di ogni tipo diretti contro il traditore Nick Clegg, il vice-primo ministro liberaldemocratico che prima delle elezioni aveva promesso solennemente di opporsi all’aumento delle rette. «Dateci Clegg!» – urlavano ai poliziotti asseragliati dietro le transenne, gli studenti giunti verso l’una e mezza a Parliament Square.
Gli scontri esplodono verso le due quando centinaia di studenti cominciano a spingere contro i mille agenti schierati di fronte al parlamento, usando come arieti, pezzi del recinto messi a protezione del prato di Parliament Square, in vista del matrimonio reale tra il principe William e Kate Middleton. «Uno, due, tre, via!» – urlano i manifestanti, e partono a ripetizione gli spintoni contro le linee della polizia che si difende dietro una transenna attraverso cui gli studenti cercano inutilmente di aprirsi un varco.
Da dietro arrivano rinforzi, spinte ed urla di incoraggiamento. Ma anche caschi verdi, bastoni, scudi di cartone a forma di libro (come quelli usati in Italia), che vengono passati da mano a mano mentre gli studenti si alternano negli scontri. Dalle prime linee vengono portati indietroi feriti, trascinati a braccia dagli amici, con il sangue che gli cola dal naso, dalle guancie e dalla testa. «I prossimi a essere colpiti sarete voi» – urlano esasperati gli studenti contro i poliziotti, che nei prossimi anni verranno letteralmente decimati da pesanti tagli al bilancio per la sicurezza.
«Di qua non si passa». Allora all’improvviso verso le tre all’improvviso la folla cambia strategia e si muove in direzione di Victoria station per «andare a fare una visita al quartiere generale dei Liberaldemocratici», come spiega Lucas un ragazzo di diciott’anni con il cappuccio grigio sulla testa, ed una sciarpa nera a nascondere il volto. La polizia risponde caricando la folla con uno squadrone di 20 agenti a cavallo, che si rizzano spaventati sugli zoccoli per lo scoppio dei mortaretti, ed il bagliore dei fumogeni. E verso le cinque riesce a riportare la situazione sotto controllo, circondando gli studenti con cordoni di agenti schierati in massa sui quattro lati della piazza.
In attesa dei risultati del verdetto della Camera dei Comuni tra gli studenti domina il pessimismo. «Clegg ha cercato di spacciarsi per studente, e molti – me inclusa – gli hanno creduto» – confessa sconsolata Laura una studentessa di Lambeth nel sud di Londra, mentre si attendono i risultati del voto. «Sono dei maiali traditori» – aggiunge senza mezzi termini Elliot uno studente delle scuole superiori di Richmond. «Per colpa di questa gente, adesso rischio seriamente di non poter fare l’università».
Quando infine arriva la cattiva notizia le pietre cominciano a volare da ogni lato. Gli agenti indietreggiano sotto la spinta infuriata degli studenti, e presto sono costretti a ricorrere a gabbie di contenimento per evitare che i manifestanti si facciano strada verso il parlamento. Ma non riescono ad evitare che un centinaio di persone prenda d’assalto il palazzo del ministro del tesoro. Vanno giù le finestre, e in una decina riescono ad irrompere nell’edificio dopo aver sfondato un portone, mentre sul muro compaiono graffiti che inneggiano alla rivoluzione e avvertono i liberaldemocratici: «Ve la faremo pagare». Verso le otto la polizia è costretta a lasciare che la maggioranza delle persone defluisca dalla piazza.
Nella notte continuano gli scontri con gli studenti che prendono d’assalto le strade dello shopping. Preso di mira un negozio della catena Topshop. E nel traffico vengono sorpresi pure Carlo d’Inghilterra, la cui auto viene presa a mattonate da 50 manifestanti. Decine di falò cominciano ad illuminare la notte nel centro di Londra e anche il grande albero di natale in Trafalgar Square va a fuoco, con i pompieri che subito si adoperano per fermare le fiamme. Ma spegnere la rabbia di questa generazione tradita sarà molto più difficile.

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