sabato 28 marzo 2009

«Nasce il movimento post-no global»

«È venuto il momento di passare dall'anti-capitalismo al post-capitalismo. Oramai che il sistema sia malvagio, non c'è più bisogno di dirlo. Lo dice pure la stampa conservatrice. Quello di cui abbiamo bisogno è fare vedere che ci sono alternative e metterci a realizzarle». John Jordan è uno degli «inventori» di Reclaim The Streets, il celebre movimento per la riappropriazione dello spazio cittadino che fa parte della mitologia del decennio no global. Negli ultimi anni è stato una delle menti creative del Climate Camp, il campeggio di protesta contro il cambiamento climatico, l'espansione degli aeroporti e la costruzione di nuove centrali a carbone. Per Jordan «il G20 sarà un momento decisivo. Cominceremo a vedere che cosa viene dopo il movimento anti-globalizzazione».

Qual è la differenza tra gli anti-G20 e il movimento no global?
È difficile parlare del movimento nella sua interezza, a causa della grande diversità delle sue componenti. Tuttavia, da un punto di vista inglese si può affermare che per noi uno spartiacque furono le proteste contro il G8 a Gleneagles nel 2005. In quell'occasione il governo riuscì a cooptare il movimento globale, usando come tramite la coalizione di Ong Make Poverty History, e le star Bono e Bob Geldof. Da quell'esperienza imparammo che non ci si può appiattire sugli eventi, come i contro-summit, ma che le proteste devono creare degli spazi. Questo è quello che abbiamo fatto con il Climate Camp negli ultimi anni, in cui il campeggio di protesta non serve solo per ospitare gli attivisti ma anche come scuola su energie alternative e forme di vita sostenibili.

Eppure mentre il capitalismo traballa, quello che sembra mancare sono proprio alternative credibili.
Le alternative ci sono, c'è solo bisogno di applicarle. Se durante l'inizio del movimento no global la gente si concentrò sulla denuncia delle falle del sistema, dopo l'11 settembre passò a mostrare che le alternative sono qui. Durante gli ultimi anni la gente che ha attraversato il movimento ha imparato una quantità impressionante di tecniche, indispensabili per creare una società diversa: come usare energie alternative, come creare un'economia sostenibile, come prendere decisioni in modo democratico. Ora è venuto il momento di applicare queste tecniche che abbiamo imparato per riempire il vuoto creato dal crollo del capitalismo. Dobbiamo fare tutto questo ma pure continuare a protestare, unendo il no della protesta al sì dell'alternativa.

Di proteste contro la crisi nel Regno Unito non se ne sono viste molte negli ultimi mesi.
In Islanda e Ungheria i governi sono caduti per la crisi finanziaria, in Francia la gente è scesa in piazza in massa e in Grecia sappiamo tutti quello che è successo. Però se si parla del Regno Unito è vero che finora non c'è stata una grande mobilitazione. I giornali dicono ogni giorno che la gente è arrabbiata e vuole distruggere tutto, ma dall'altro lato c'è la percezione che attivisti e gruppi politici stiano aspettando che il capitalismo si affossi da solo prima di farsi avanti per proporre alternative. Bisogna aspettare per capire cosa succederà. Il nuovo movimento avrà probabilmente un carattere più popolare rispetto al movimento no global, così come si è visto negli altri paesi europei in cui ci sono già state grandi proteste.

mercoledì 18 marzo 2009

Il governo inglese si compera pure la Banca Lloyds

Un altro passo verso la nazionalizzazione di fatto del sistema bancario inglese. Il ministero del tesoro del governo di Sua Maestà ha annunciato ieri che assumerà il controllo del gigante bancario Lloyds, con l'acquisizione del 77% delle azioni della compagnia.
Lloyds ha ceduto al governo il controllo del pacchetto di maggioranza in cambio della copertura di oltre 260 miliardi di sterline di titoli tossici che si trovano nei suoi forzieri. In cambio dell'iniezione di denaro da parte del governo, Lloyds ha pure promesso che fornirà prestiti per un totale di 28 miliardi di sterline nei prossimi anni, contribuendo così a sbloccare la crisi di liquidità che attanaglia il paese.
Lloyds diventa così la seconda banca ad essere di fatto nazionalizzata dopo il caso del gigante Royal Bank of Scotland che dopo aver dichiarato perdite record nell'ultimo trimestre ha accettato la settimana scorsa un ulteriore aiuto da parte dell'esecutivo. La compagnia che già a gennaio aveva il 70% delle azioni coperte da soldi dell'erario, ha ottenuto che il governo coprisse 325 miliardi di titoli a rischio. La vicenda è un pesante motivo di imbarazzo per Gordon Brown, che si ritrova accusato di incompetenza e leggerezza per la disgrazia piombata su Lloyds. Il gruppo bancario era uscito praticamente illeso dal crollo dei titoli subprime, ed aveva scalato posizioni nel mercato inglese, mentre i suoi concorrenti andavano a fondo uno dopo l'altro, tirati giù dal peso di titoli tossici. Ma il miracolo di Lloyds è durato poco.
Una delle banche più colpite durante la fase acuta del crollo del sistema finanziario inglese è stata Hbos una banca scozzese specializzata nel settore dei mutui, che lo scozzese Brown voleva assolutamente salvare. A metà settembre il primo ministro ha incoraggiato il direttore di Lloyds Tsb ad acquisire la banca, in cambio di un rilassamento delle regole antitrust sul settore bancario, che avrebbe consentito al gruppo bancario di dominare in futuro il mercato inglese. Lloyds si è affrettata ad accontentare il primo ministro, accorciando al minimo i controlli di due diligence su Hbos. A causa di questa negligenza, si è ritrovata in mano 200 miliardi di titoli tossici ed è stata costretta dopo poco tempo a ritornare dal governo con il cappello in mano.
L'acquisizione di Lloyds da parte del governo, è anche un tentativo di sedare la rabbia dell'opinione pubblica. I cittadini inglesi sono infuriati perché hanno visto che le banche salvate dai soldi pubblici continuano ad elargire bonus milionari e salari da capogiro ai propri manager. La scorsa settimana i riflettori sono stati puntati sul caso dell'ex manager della Royal Bank of Scotland, Fred Goodwin che dopo aver portato la compagnia al disastro non ha rinunciato ad una generosa pensione di 700 mila sterline l'anno. Il governo sembra a questo punto più determinato: vorrà intervenire nelle decisioni delle compagnie su cui ha riversato fiumi di denaro pubblico.

sabato 7 marzo 2009

Cortei e blocchi, pronto l'assedio a Gordon Brown

Sale la tensione a Londra in vista del summit del G20. La riunione dei 20 paesi più industrializzati al mondo, che si terrà a Londra il 2 aprile, sarà accolta da una serie di proteste, in un paese messo in ginocchio dalla crisi. Il traballante Gordon Brown - reduce da una visita a Barack Obama - spera di fare del G20 l'evento in cui si poseranno le fondamenta di una nuova architettura finanziaria globale. Ma a rovinare la festa all'impopolare primo ministro ci potrebbe pensare un intenso calendario di proteste che accoglieranno i leader riuniti nella capitale britannica.
La mobilitazione contro il G20 comincerà il 28 marzo, con una manifestazione lanciata da un'ampia coalizione di sindacati e ong che sfilerà per le strade di Londra per affermare che non si può tornare indietro al modello neoliberale che ha prodotto questa crisi e per chiedere «un'economia basata su una distribuzione equa della ricchezza, lavori decenti e un futuro senza inquinamento».
Ma a preoccupare la polizia e a scatenare in questi giorni l'allarme della stampa conservatrice sono soprattutto le proteste che si terranno il primo d'Aprile, annunciate dagli ecologisti del Climate Camp e dagli anarchici di G20 Meltdown e che promettono di mettere in subbuglio la City.
Gli attivisti del Climate Camp - che in passato hanno preso di mira aeroporti e centrali a carbone per protestare contro il cambiamento climatico - cercheranno di bloccare lo European Climate Exchange, inscenando un campeggio di protesta di fronte alla sede della borsa delle emissioni di gas serra.
Gli anarchici di G20 Meltdown punteranno invece ad assediare la Banca d'Inghilterra con quattro cortei non autorizzati, che convergeranno verso mezzogiorno sull'istituzione finanziaria, sperando in una riedizione delle proteste del 18 giugno 1999 quando decine di migliaia di manifestanti misero in panne il centro finanziario.
Il due di Aprile - il giorno in cui si svolgerà il G20 - sarà invece la volta della coalizione contro la guerra Stop the War, che marcerà sull'ExCel Centre, il centro conferenze nei Docklands dove è previsto il summit in solidarietà con Gaza e per protestare contro l'escalation del conflitto in Afghanistan.
Inizialmente si prevedeva che il G20 si sarebbe tenuto a Bradford, centro poco distante da Londra. Ma all'ultimo minuto il primo ministro Brown ha deciso di spostare l'incontro nella capitale, per aumentare il profilo dell'evento. Lo spostamento dell'incontro nella capitale potrebbe però rivelarsi una scelta azzardata per un primo ministro che bisognoso di un ritorno di popolarità potrebbe ritrovarsi assediato dalle proteste.