lunedì 9 luglio 2007

Ballando a Wembley per dimenticare al Qaeda

Due anni fa la povertà, quest'anno il cambiamento climatico. Si succedono i temi sotto i palchi dei mega-concerti umanitari londinesi. Nel catino di Wembley riscaldato dal bel sole dopo un inizio estate di pioggia continua circa 90 mila persone hanno partecipato al Live Earth, la maratona ecologista lanciata da Al Gore. Così due anni dopo il Live 8 organizzato da Bob Geldof e altri rockettari salva-mondo in corrispondenza con il G8 a Gleneagles in Scozia, ieri Londra è tornata ad ospitare un mega-concerto umanitario.
Mentre la memoria correva indietro a due anni fa, agli attentati del 7 luglio 2005, il cui orrore è stato ravvivato dai due attentati falliti di inizio mese a Londra e Glasgow che hanno rischiato di provocare una strage simile a quella del 2005, con le quattro esplosioni sulle linee della metropolitana e un bus a due piani e che provocarono 52 vittime e centinaia di feriti. Mentre questa mattina gli amplificatori si accendevano sul palco di Wembley di fronte alla stazione di King's Cross i parenti delle vittime si riunivano per commemorare quell'attacco criminale.
Se per gli organizzatori del Live Earth la data prescelta per il concerto 7-7-7 aveva un richiamo affascinante quasi escatologico, per i londinesi il 7-7 rimanda subito agli avvenimenti di due anni fa. La preoccupazione in questi giorni è alta anche per la sovrapposizione di una serie di eventi durante questo fine settimana, tra cui la storica partenza del Tour de France da Londra e il torneo di tennis a Wimbledon.
Così nel concerto di ieri a Wembley si riuniva anche una città che vuole dimenticare gli avvenimenti di due anni fa ma soprattutto vuole dimenticare di essere ancora uno degli obiettivi privilegiati del terrorismo qaedista. Dimenticare ballando di fronte ai propri gruppi preferiti, a vecchi mostri come i Genesis e i Duran Duran o nuove stelle come Snow Patrol, Razorlight, Red Hot Chilli Peppers e Black Eyed Peas. Ma anche sentendosi coinvolti nella campagna contro il cambiamento climatico, un variegato movimento di opinione pubblica che con particolare intensità negli ultimi due anni ha conquistato l'attenzione dei media inglesi contagiando politici a destra e a sinistra ed elevando l'ecologismo a un tema bipartisan e quasi a una moda, un nuovo fenomeno commerciale a cui contribuire con acquisti responsabili e un nuovo stile di vita firmato ma ecologicamente sostenibile.
Lo spettacolo di ieri a Wembley segnala alcune delle contraddizioni che si nascondono dietro questo movimento di opinione. Alcuni artisti come gli Arctic Monkeys non hanno voluto partecipare sostenendo che sarebbe stato ipocrita fare prediche sul cambiamento climatico quando l'illuminazione che utilizzano ai loro concerti potrebbe essere sufficiente per servire decine di case. Altri come i Red Hot Chilli Pepper non si sono fatti impensierire da questi scrupoli . Partiti con un jet privato da Parigi, sono ripartiti con un altro jet privato diretti in Danimarca, producendo un bel po' di anidride carbonica tra un giro e l'altro.
Nonostante questo atteggiamento ipocrita che contraddistingue molte fra le star presenti ieri a Wembley il pubblico è diventato l'obiettivo di una raffica di raccomandazioni: «Spegnete le luci quando uscite!», «Ricilate la vostra spazzatura!». Come succede tutti i giorni nei dibattiti tv ancora una volta la responsabilità per la lotta al cambiamento climatico è stata scaricata tutta sulle spalle degli individui, colpevolizzati oltre ogni ragionevolezza in un contesto in cui i governi e le multinazionali sembrano autorizzate a continuare con business as usual. È la festa rock del buonismo e delle organizzazioni non governative come Friends of the Earth che nel clima postideologico dell'Inghilterra progressista contemporanea riescono facilmente a neutralizzare politicamente temi scottanti come il cambiamento globale climatico.
Il modello del Live 8 di Bob Geldof è stato rimesso al lavoro e i risultati sono simili. Invece di essere un'occasione di denuncia sulle malefatte delle multinazionali e dei governi e della responsabilità nel disastro del cambiamento climatico globale l'evento si esaurisce in un fievole richiamo all'azione collettiva che riesce a tenere insieme un'ecologismo commercializzato, nuove ma soprattutto vecchie star della musica rock e gli interessi degli sponsor compresa la Chrysler, tra i maggiori produttori dei famigerati Suv. Miracoli dell'umanitarismo liberale.