venerdì 25 gennaio 2008

Brown rilancia la guerra al terrorismo, e ai diritti civili

Il governo Brown rispolvera l'ascia della guerra al terrore. Il decreto legge contro il terrorismo presentato dal ministro dell'interno Jacqui Smith prevede un'estensione da 28 a 42 giorni per il fermo di polizia ai sospettati di terrorismo e pene fino a 10 anni per chi pubblica informazioni che mettano a rischio le forze di polizia o l'esercito. Un'ulteriore stretta sulla sicurezza che, capitalizzando sulle paure dell'opinione pubblica, cerca al contempo di far dimenticare lo stato traballante dell'economia e gli scandali di corruzione che continuano ad infangare la reputazione del New Labour.
Ma il provvedimento rischia di costare a Brown la prima sconfitta in parlamento dopo appena 6 mesi di governo, con l'ala di sinistra del partito in tumulto e Liberaldemocratici e conservatori a fare fronte unito contro una proposta considerata ingiustificata.
Per sostenere la necessità di un' ulteriore limitazione ai diritti civili il ministro Smith ha agitato lo spauracchio di una nuova campagna terroristica sostenendo che il livello di allerta è ai massimi livelli dagli ultimi anni. Il sottosegretario Tony McNulty le ha fatto sponda paventando che presto un attacco pari «a 2 o 3 11 settembre» possa colpire presto il Regno Unito. Eppure il governo appare isolato in questo grido d'allarme. Il Labour è spaccato lungo la stessa linea di frattura che si è aperta contro la guerra. Trentatre parlamentari laburisti hanno dichiarato che voteranno contro. E a niente è servito l'invito del ministro dell'interno a un sostegno bipartisan. Liberaldemocratici e Conservatori continuano a opporsi al provvedimento che considerano inutile e pericoloso. Così a Brown mancherebbe almeno un voto per far passare il disegno di legge.
Il governo rischia di inciampare sullo stesso fronte che aveva inflitto a Tony Blair l'unica sconfitta parlamentare in 10 anni come premier. Era il novembre 2005 e a quattro mesi di distanza dagli attacchi contro la rete di trasporti della capitale Blair aveva chiesto al parlamento di estendere il fermo fino a 90 giorni. Il disegno di legge fu respinto, ma passò un emendamento che prevedeva un' estensione fino a 28 giorni, rispetto ai 14 previsti nelle fasi iniziali della guerra al terrore. Come allora, anche oggi si sono sollevate le proteste di diverse organizzazioni della società civile che non vedono motivi per inasprire le misure di repressione e anzi vorrebbero un ritorno ai 7 giorni di fermo che vigevano prima dell'attacco alle torri gemelle. Kate Allen di Amnesty International ha accusato il governo di attuare una strategia persecutoria in cui il fermo per i sospettati si trasforma «in una punizione ancor prima che venga celebrato il processo» e ha sostenuto che a forza di sospendere a tempo indeterminato i diritti dei cittadini il governo sta erodendo il sistema di garanzie.
Il disegno di legge è infatti solo l'ultimo di una serie di provvedimenti che hanno creato allarme sulla deriva autoritaria del governo Labour, che sta pensando di estendere il divieto di protesta attorno al parlamento. Inoltre nonostante i forti dubbi avanzati anche dentro al Labour, Gordon Brown vuole procedere all'istituzione delle carte di identità, cosa mai vista nel Regno Unito e che molti sudditi di sua maestà considerano una pericolosa intrusione nella vita dei cittadini. Ma nonostante i dissensi l'esecutivo tira dritto cercando di rafforzare la propria immagine di «duro» sulla questione terrorismo, per mettere in imbarazzo il partito conservatore sulla questione, alla prossima campagna elettorale.

giovedì 24 gennaio 2008

«Bobbies» in piazza a Londra. Dopo 90 anni

La scena che si è svolta ieri a Londra ha un che di surreale. La polizia a manifestare per le strade senza divisa. Ai lati del corteo invece della polizia anti-sommossa gruppi sparsi di manifestanti che lanciano fischi e insulti agli agenti. E per una volta le stime ufficiali sul numero di manifestanti sono più alte di quelle degli organizzatori: secondo la Metropolitan Police che ha gestito l'ordine pubblico 22.000 agenti avrebbero smesso la divisa per un giorno per protestare contro il governo. Al centro della contesa c'è il tentativo del governo di Gordon Brown di limitare gli aumenti salariali all'1,9% contro il 2,5% chiesto dalla Police Federation che rappresenta 150.000 agenti tra Inghilterra e Galles. Di fronte al diniego del governo l'organizzione ha invitato i propri aderenti a scendere in piazza: un evento storico.
Erano 90 anni che la polizia inglese non protestava nella capitale britannica. L'ultima volta fu nel lontano 1918 e l'eccezionale avvenimento fece evocare alla suffragetta Sylvia Pankhurst lo «spirito di Pietroburgo», mentre il Guardian accusava i manifestanti di esseri «sbirri bolscevichi». Ma del «potenziale rivoluzionario» della polizia - se è mai esistito - è rimasto ben poco. Dal 1996 per statuto la Police Federation vieta ai propri membri di scioperare. Ma l'organizzazione - qualcosa di simile a un sindacato - ora agita lo spettro dello sciopero e di un collasso dell'ordine pubblico contro un Gordon Brown che con la scusa di limitare l'inflazione non vuole sborsare un penny in più di quanto previsto dall'ultima finanziaria.
Così ieri è andata in scena il primo episodio di una contesa che rischia di sfiancare ulteriormente i consensi del governo laburista. Ma se non fosse stato per i cappellini bianchi che ricordavano più un incontro religioso che una manifestazione sindacale si sarebbe fatto fatica a capire che le persone che uscivano dalla metro e dai bus vicino a Marble Arch erano agenti nei panni inediti di manifestanti. Nessuno slogan, una decina di cartelli con la richiesta di «uno stipendio giusto», sguardi smarriti come in attesa di ordini. A riscaldare gli animi ci hanno pensato gli di anarchici del gruppo Class War che all'inizio del corteo hanno srotolato uno striscione e urlato «zecche» alla polizia. «Siamo qui per controllare che gli agenti non creino disordine», ha urlato ironicamente uno dei ragazzi. I manifestanti hanno risposto con smorfie e ingiurie prima che intervenissero i colleghi in divisa. Una ragazza è stata arrestata per aver cercato di fermarsi di fronte alla testa della marcia e altri sono stati trattenuti. In ogni caso la polizia ha cercato di mantenere un basso profilo con i contro-manifestanti, per evitare che la storia del giorno diventassero le contro-dimostrazioni. Quando alla fine della dimostrazione i poliziotti sono arrivati a Parliament Square sono stati accolti da un altro gruppo di contestatori, gli «anarchitetti» del gruppo artistico «Space hijackers», che hanno invitato i poliziotti a prendere lezioni su come organizzare una manifestazione e hanno ridicolizzato la richiesta di aumento salariale reclamando una paga giusta anche per gli eco-attivisti che «difendono la vita ma senza usare il manganello».
Dopo la manifestazione alcuni rappresentanti della Police Federation hanno dato vita a un'assemblea dentro la House of Commons. Il presidente dell'organizzazione Jan Berry ha accusato il ministro dell'interno Jacqui Smith di «mancanza totale di rispetto per le forze di polizia». E' uno schiaffo pesante per la Smith che è finita recentemente nel mirino dei media quando la settimana scorsa quando dopo aver mangiato un Kebab nel quartiere di Peckham noto alle cronache per omicidi e accoltellamenti ha dichiarato - «non mi sentirei sicura a camminare da sola per strada». L'impressione di un governo debole sul fronte dell'ordine pubblico si aggiunge alla lista di preoccupazioni che affligono il governo di Gordon Brown che esce da una serie di scandali e sta cercando di fronteggiare una recessione ormai incalzante dopo il lunedì nero della borsa a inizio settimana.