domenica 21 giugno 2009

«No al gasdotto Shell» Resistenza all'irlandese

Dopo nove anni di protesta, che hanno visto decine di feriti gravi, un centinaio di arrestati, imbarcazioni affondate e imbarazzo nel partito verde al governo, è giunto il momento della resa dei conti tra la Royal Dutch Shell, la seconda multinazionale energetica al mondo e gli abitanti di Rossport, un remoto paesino sull'incantevole costa della Contea di Mayo nella costa nord dell'Irlanda. Oggetto del contendere la costruzione del gasdotto del Corrib Gas Project, un giacimento di gas naturale di tre miliardi di metri cubi, situato 80 chilometri al largo della costa per cui la Shell sta completando una raffineria sulla terraferma ed il gasdotto di collegamento.
Dopo anni di battaglie legali, blocchi ai cantieri per mare e per terra, la settimana prossima dovrebbero cominciare i lavori per la posa dell'ultima tratta dei tubi del gasdotto. Ma gli abitanti locali, appoggiati dal movimento ambientalista, dal Labour Party e dal partito irredentista Sinn Fein, ma non dal partito verde che ha lasciato cadere le proprie obiezioni sul progetto dopo l'entrata nel governo nel 2007, non sono disposti ad arrendersi. Attraverso siti, mailing list e interventi sulla stampa hanno invitato i sostenitori ad accorrere al campeggio di protesta per la battaglia finale contro la multinazionale.
A preoccupare gli abitanti di Rossport sono i rischi per la salute e per l'ambiente provocati dalla costruzione del gasdotto e della raffineria. Sotto accusa lo scarico di sostanze tossiche prodotte nella raffinazione del gas naturale nella Broadhaven Bay su cui è affacciata Rossport. A causa della corrente circolare nella baia queste sostanze pericolose rimarrebbero intrappolate nella zona, avvelenando acque dove si riproducono delfini e balene e dove sono state avvistate tartarughe d'acqua, e mettendo in forse il futuro dell'industria della pesca nell'area. Altro motivo di preoccupazione è il tracciato del gasdotto, che passerà ad appena 80 metri dalle case più vicine, in una zona dal terreno instabile e soggetto a frane. A rischio pure le falde acquifere a causa della scarsa sicurezza della cisterna di purificazione delle acque sporche della raffineria cariche di piombo, fosforo, cromo, arsenico, mercurio e radon che potrebbero riversarsi sul terreno circostante nel caso di piogge particolarmente intense. Gli abitanti locali chiedono che il gas naturale sia raffinato in mare così come avviene per un altro giacimento di gas naturale in Irlanda. Ma la Shell non ne vuole sapere.
Il movimento - coordinato alla campagna Shell to Sea - conquistò l'attenzione dei media nel 2005, quando cinque abitanti della zona furono messi in carcere dopo aver violato un'ingiunzione che li invitava a non interferire con la costruzione del gasdotto. Furono liberati dopo 94 giorni sotto richiesta della Shell, preoccupata per la cattiva pubblicità generata dall'evento. Nel 2008 la polizia rispose con veemenza al montare del dissenso, arrestando 43 persone che avevano partecipato alle proteste e installando un contingente permanente nell'area.
A dare manforte alle forze dell'ordine ci hanno pensato gli energumeni della Shell accusati per alcuni episodi di violenza contro i manifestanti. In aprile un manifestante fu attaccato vicino al cantiere della Shell da membri dell'Irms (Integrated Risk Management Service), la compagnia di sorveglianza della Shell. Ed una settimana fa la multinazionale è stata costretta a respingere le accuse di responsabilità per l'affondamento del peschereccio di Pat O' Donnell - uno degli animatori della flotta di protesta messa in piedi dagli abitanti per respingere la posa dei tubi - che fu assaltato alle due di notte da quattro uomini mascherati.
Di fronte a questi episodi di repressione negli ultimi anni gli abitanti di Rossport hanno stretto legami di solidarietà con gli Ogoni del delta del Niger, vittime negli anni '90 di una violenta campagna di repressione sostenuta dalla Shell, che vide nove manifestanti del Mosop (Movement for the Survival of the Ogoni People) finire sul patibolo (tra cui il noto Ken Saro-Wiwa). La multinazionale ha recentemente pagato 15 milioni di dollari di compensazione per quella vicenda, ma vedendo come si sta comportando con gli abitanti di Rossport non sembra aver imparato molto da quella tragedia.

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