"Non è accettabile che i benefici del successo siano raccolti da  pochi ed i costi del falllimento vengano pagati da tutti". Con queste  parole, intervenendo di fronte ai ministri delle finanze e ai  governatori delle banche centrali dei paesi G-20, riuniti a Saint Andrew  in Scozia, "patria del golf" e cuore del suo collegio elettorale, il  primo ministro britannico Gordon Brown ha proposto la creazione di un  fondo globale per il salvataggio delle banche, finanziato da una tassa  sulla finanza internazionale simile alla Tobin Tax.  
     Nell'ennesimo incontro targato G20 in un 2009 segnato dal tentativo di  evitare che la crisi finanziaria si tramutasse  in una depressione  duratura dell'economia globale, la discussione si è concentrata sulle  prospettive di recupero accarezzate da alcune economie tra cui l'Italia a  dispetto di una disoccupazione galoppante e sulle misure da prendere  per generare quella "crescita sostenuta e sostenibile" di cui si è tanto  parlato al vertice G20 di Pittsburgh del settembre scorso. Brown che ha  provato a rivestire i panni di architetto del nuovo sistema finanziario  internazionale, che aveva rivendicato nell'aprile scorso al vertice G20  di Londra, ha avvertito che si è "a metà del cammino sulla strada del  recupero" e che superata la fase di emergenza acuta è necessaria "una  exit strategy dalla crisi" in cui sarà necessario affrontare la "crisi  di legittimità del sistema finanziario internazionale". 
        Il  primo ministro britannico ha incentrato il suo discorso sulla necessità  di "un nuovo contratto sociale ed economico tra il sistema finanziario  ed i cittadini". Obiettivo primario evitare che in futuro siano di nuovo  i contribuenti a dover sborsare i soldi per evitare il collasso dei  giganti della finanza. Il fondo globale di salvataggio delle banche  proposto a questo scopo, potrebbe essere finanziato secondo Brown in  diversi modi, tra cui l'erogazione da parte delle banche di contributi  assicurativi per coprire i rischi del mercato finanziario, oppure  attraverso un'imposta globale sulle transazioni finanziarie, che ricorda  la Tobin Tax, chiesta in anni recenti da Attac ed altri gruppi  altermondialisti. 
    Ma la proposta di Brown è stata subito  silurata dagli altri partecipanti al summit, con il segretario Usa al  tesoro Timothy Geithner che ha risposto ruvidamente che il provvedimento  "non è una cosa che siamo disponibili a sostenere". Contrario anche il  "nostro" ministro dell'economia Giulio Tremonti che ha dichiarato che  "gli speculatori bisogna fermarli prima non tassarli  dopo". Un'umiliazione per Brown ma pure una dimostrazione che la  crisi  finanziarie esplosa a settembre 2008 non sembra aver insegnato niente  all'elite politica e finanziaria globale. Così anche questa volta dopo  tanti annunci, proposte e dichiarazioni alla stampa della tanto discussa  riforma del sistema finanziario globale non se ne è fatto niente. 
venerdì 9 gennaio 2009
Una Tobin Tax bocciata nella culla
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