martedì 23 novembre 2010

«Salvano banche fallite, e frenano ogni ripresa» - Intervista con Kieran Allen

DUBLINO. Per l’Irlanda si prospetta un «terremoto politico» dopo il megaprestito concesso da Fondo monetario internazionale (Fmi) e Banca centrale europea. A prevederlo è il sociologo Kieran Allen, che già prima della crisi aveva denunciato i rischi della bolla immobiliare e della finanziarizzazione dell’economia nell’isola. «I cittadini irlandesi sono stati traditi per salvare il sistema bancario europeo, che è l’unica cosa che preoccupi la Banca centrale europea», afferma Allen. Che aggiunge: «Quello che sta succedendo in Irlanda deve servire da avvertimento a Portogallo, Spagna e Italia. Gli speculatori non si fermeranno qui».

90 miliardi di euro di prestito. Sono 20.000 euro per ogni cittadino irlandese, neonati compresi. È un debito sostenibile per l’Irlanda?

Non solo non è sostenibile ma non funzionerà. I cittadini irlandesi hanno già pagato 45 miliardi di euro, un terzo del Pil, per salvare le banche con il programma del governo. Questo piano di salvataggio aggiunge al conto 90 miliardi di euro, altri due terzi della ricchezza prodotta in un anno dal paese. L’Fmi e la Banca centrale europea in questo modo rendono più difficile la strada verso la ripresa, scaricando sulla collettività i debiti di banche destinate al fallimento.

Quali saranno le conseguenze di lungo termine di questa operazione?

In cambio del prestito, Fmi e Unione europea imporranno una politica restrittiva che non farà altro che peggiorare la situazione economica, con il rischio di scatenare una spirale negativa senza via d’uscita. Come successo durante la crisi degli anni ’60 e della fine anni ’80, ancora una volta il sistema capitalista irlandese si rifà sui lavoratori e condanna il paese all’emigrazione di massa. Per sapere cosa succederà all’Irlanda nei prossimi anni, basta guardare a Lituania e Lettonia, da cui la gente è fuggita dopo il lancio di piani di aggiustamento strutturale.

Con l’uscita dei Verdi dalla maggioranza le elezioni anticipate, previste a gennaio, sembrano inevitabili. Che succederà alla politica irlandese?

Quello che ci attende è un cambiamento epocale simile a quello che è successo in Italia con la fine della Prima repubblica. Il Fianna Fail, il partito di governo, ha dominato la politica irlandese per gli ultimi 60 anni, presentandosi come un amministratore oculato dell’economia. Ma dopo il disastro servito agli elettori saranno puniti pesantemente e rischiano di diventare un partitino sotto il 10%. Neppure bene andrà ai Verdi che si sono comportati in maniera assolutamente vigliacca, appoggiando tutte le scelte più impopolari del governo e abbandonando solo all’ultimo la nave che affonda.


È un’occasione per la sinistra per costruire un’alternativa economica al neoliberalismo made in Ireland?

Tutti prevedono che dopo le prossime elezioni, il Labour Party tornerà al governo, e probabilmente al suo interno la componente di sinistra, marginalizzata negli ultimi anni ne uscirà rafforzata. Ma temo che una volta al governo il Labour si comporterà come ha fatto il Pasok in Grecia. Si legherà mani e piedi al programma imposto dall’Fmi. Così questa rischia di essere un’occasione persa dalla sinistra irlandese per ripensare il nostro modello economico distrutto dal sistema bancario dei mutui spazzatura.

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