martedì 28 aprile 2009

«Protestare all'Aquila? Non ci interessa, il movimento italiano dorme»

«Siamo stati alla finestra tutti questi mesi per vedere se in Italia si muoveva qualcosa per il G8 - dice contrariata Hannah Jobst di Gipfelsoli, uno dei gruppi che sono stati al centro delle proteste contro il G8 negli ultimi anni - Purtroppo fino ad ora si è visto poco o niente. Grandi proteste come quelle viste in altri G8 non sono cose che si improvvisano. E se non arriva presto qualche segnale di mobilitazione dall'Italia, la gente se ne starà a casa».
Se la decisione di Berlusconi di spostare il G8 dalla Maddalena all'Aquila, nella certezza che i «no global non avranno la faccia di venire a manifestare», ha provocato nei giorni scorsi alcune reazioni d'orgoglio all'interno del movimento altermondialista italiano, con la promessa da parte di Casarini e Caruso che le proteste si faranno, bassa è al momento l'allerta del mondo attivista europeo. Nessun segno di quell'entusiasmo che attraversò l'Europa nei mesi precedenti Genova 2001 e molta delusione per la mancanza di iniziativa da parte dei no global italiani.
«Le ragioni della mancanza di entusiasmo sono molte - spiega Tadzio Muller direttore del magazine anti-capitalista Turbulence - Prima di tutto c'è la diffidenza verso iniziative come il controvertice che secondo alcuni ha mostrato la corda. Poi c'è il fatto che il G8 non e più così importante come era un tempo. Oggi il vertice che conta veramente è il G20, dove c'è anche la Cina. Ma il fattore più importante è il fatto che in Europa si ha la sensazione che il movimento italiano sia in letargo. Del resto l'Italia oggi non è più quel laboratorio politico per il movimento europeo che fu negli anni passati. Ora le innovazioni sul fronte delle lotte sociali avvengono altrove».
Di fronte a questa situazione di incertezza al momento i programmi dei gruppi della sinistra radicale europea in vista del G8 si limitano a proteste decentralizzate. Una è già in programma a Berlino durante i giorni del vertice per manifestare contro il sistema securitario sostenuto dal G8, mentre proteste contro la crisi economica potrebbero essere organizzate a Londra e Tokyo. Nessuno esclude tuttavia che la situazione cambi se qualche segno di risveglio arrivasse dai no global della penisola.
«Se gli italiani mostreranno di avere una strategia chiara per contrastare il G8 allora il movimento europeo si mobiliterà per partecipare alle proteste - afferma Max di AntiFa Berlino, nodo centrale della rete di gruppi antifascisti tedeschi che in passato hanno partecipato in massa alle proteste contro il G8 - Io del resto non sono convinto da chi afferma che non è più tempo di proteste contro il G8. Con le proteste degli anni scorsi siamo riusciti a far tornare i leader del mondo con i piedi per terra. Smettere ora, quando sono vicini al ko, sarebbe stupido». Una delle proposte avanzate da molti è che la mobilitazione contro il G8 provi a sperimentare le nuove forme di protesta sviluppate negli ultimo anni sul fronte della lotta al cambiamento climatico. «Le proteste contro il G8 all'Aquila sarebbero un'ottima opportunità per fare vedere che c'è un modo diverso di ricostruire il territorio, che non è quello dettato da Berlusconi e dall'Impregilo, ma un modello sostenibile - afferma Susan un'attivista inglese coinvolta in Dissent, la rete che ha sostenuto le mobilitazioni contro il G8 a Gleneagles nel 2005 e a Heiligendamm nel 2007 - Si potrebbe pensare a qualcosa di simile ai campeggi contro il cambiamento climatico che si stanno diffondendo rapidamente in tutta Europa. Del resto in Abruzzo ci sono già campeggi di solidarietà dal basso messi su da attivisti per assistere le vittime del terremoto».

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