Londra - Buone notizie, sui giornali, per gli attivisti che ieri si sono svegliati di prima mattina sotto le tende del blocco contro gli uffici della Baa, la compagnia che controlla lo scalo di Heathrow a Londra. Le prime pagine dei giornali inglesi e di diversi quotidiani internazionali sono dedicate alla protesta del Climate change camp contro la terza pista dello aeroporto londinese di Heathrow. Le violenze della polizia sono condannate anche dal destrorso Times. L’azione non-violenta e decentralizzata che ha caratterizzato la protesta ha colpito nel segno ed il blocco continua. Le facce dei dimostranti sono segnate dalla stanchezza ma allargate da sorrisi. Il messaggio è passato. La polizia guarda timidamente il piccolo campeggio abusivo che è stato innalzato dai manifestanti all’entrata del quartier generale e osserva con curiosità l’assemblea pubblica che viene organizzata per decidere sulla continuazione del blocco. Come previsto negli obiettivi dell’azione, domenica gli uffici di Ba sono stati bloccati per oltre 24 ore. I pochi manager che erano riusciti ad evitare i blocchi sono stati coperti dai fischi dei manifestanti e si sono rifugiati disorientati all’interno di un edificio vuoto. Intanto arrivavano le notizie di una serie di altre azioni che stavano allargando la protesta contro compagnie accusate di complicità nel cambiamento climatico. Da un sound system alimentato a pedali usciva musica elettronica, la gente cominciava a ballare. Alcuni attivisti sfilavano in bicicletta nel parcheggio davanti al quartier generale, come a ricordare che le alternative sostenibili di trasporto sono già qua. L’azione era cominciata domenica attorno alle due quando un corteo di circa trecento persone ha sfidato la pioggia e la minaccia delle leggi antiterrorismo per raggiungere il quartier generale di Baa. Gli attivisti sono entrati in un campo coltivato che separa il campeggio dalla zona dell’obiettivo dell’azione e si sono divisi in diverse colonne, adottando una strategia simile a quella utilizzata a Rostock contro il G8. La polizia è intervenuta con agenti antisommossa a cavallo rintuzzando i tentativi di superare una staccionata che difende gli edifici della Baa. In cinque sono stati feriti alla testa, a decine sono stati manganellati. Un poliziotto è stato disarcionato dal cavallo imbizzarrito e i manifestanti che lo soccorrevano sono stati picchiati dalla polizia. Quando ormai tutte le vie di passaggio sembravano essere chiuse, alcuni attivisti hanno sfondato una rete inoltrandosi in un labirinto di villette. La polizia ha provato a formare un cordone ma un centinaio di attivisti è riuscito a passare attraverso gli agenti e raggiungere il parcheggio di fronte al quartier generale di Baa: verranno fermati per cinque ore prima di essere rilasciati. Ma nel frattempo altri attivisti erano riusciti riusciti a formare un blocco all’entrata del parcheggio, resistendo con successo ai tentativi di rimozione degli agenti. Col passare del tempo il bloco è stato rinforzato da gruppi sparsi di attivisti che erano riusciti ad arrivare nella zona attraverso stradine laterali. La polizia ha tentato per l’ultima volta di rimuovere il blocco con le maniere forti, ma vista l’intensa presenza degli organi di informazione è stata costretta a rinunciare. Gli attivisti hanno montato tendoni per ripararsi dalla pioggia, sono saliti sugli alberi per appendere striscioni che recitavano «no a un cambiamento di stile di vita, ma un cambiamento sociale», mentre la folla intonava in coro «No alla terza pista!». E la banda hippie che ha tenuto sveglia la gente fino a tardi offriva un messaggio di speranza: «Non è solo un cambiamento del clima, ma anche un clima di cambiamento». Dopo gli scontri dell’azione di domenica, che hanno portato a 71 il numero degli arrestati durante la settimana di protesta, ieri sono partite una serie di azioni decentralizzate che hanno allargato il fronte dell’ondata di protesta. Otto attivisti hanno bloccato per ore la strada di accesso alla centrale nucleare di Sizewell, incollandosi a blocchi di cemento per ricordare che l’energia atomica non è la soluzione contro il cambiamento climatico. Dodici persone si sono incatenate di fronte alla sede della compagnia petrolifera inglese Bp per denunciare il coinvolgimento della multinazionale nel business del traffico aereo. Stanley Owen, uno degli attivisti che ha partecipato al blocco ha dichiarato: «Non possiamo sostenere la crescita infinita in un mondo con risorse limitate». Un altro obiettivo dei manifestanti sono state le compagnie che offrono programmi di carbon offset, che permettono alle aziende di neutralizzare le proprie emissioni di anidride carbonica attraverso progetti che riducono la presenza di CO2 nell’atmosfera, tra i quali programmi di forestazione. Gli attivisti contestano la validità scientifica di tali operazioni sostenendo è come svuotare una barca con un cucchiaino mentre viene inondata da secchiate d’acqua.
Blocchi stradali hanno colpito Climate Care Oxford e Carbon Neutral Company a Londra. Infine, altre azioni hanno interessato compagnie di trasporto aereo di merci come la Carmel-Agrexco, bloccata, e la Baa Cargo. Dopo il successo di questa serie di azioni, ora gli attivisti guardano con fiducia al futuro della campagna contro il cambiamento climatico. John Jordan, coautore del libro «Siamo dappertutto» (recentemente pubblicato in Italia) non ha dubbi: «Queste proteste segnano la nascita di un movimento di massa. Le compagnie e il governo ci chiedono di cambiare il nostro stile di vita ma intanto costruiscono nuove piste di aeroporti e vanno alla ricerca di nuovi giacimenti petroliferi. Non è sufficiente un cambio nell’etica di consumo, abbiamo bisogno di una ridiscussione strutturale. Da questo punto di vista il cambiamento climatico non è solo un’emergenza ma anche un’opportunità. Un’opportunità per cambiare il modo in cui produciamo, viviamo, creiamo società».
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