giovedì 30 agosto 2007

Contro l'aborto per stupro, il cardinale molla Amnesty

Si è mossa un'altra pedina nell'offensiva del Vaticano contro Amnesty International. Ieri il cardinale di Edimburgo Keith O' Brien ha annunciato il proprio addio dopo quarant'anni di iscrizione in protesta per l'inserimento dell'aborto in caso di stupro o di gravidanze pericolose nella lista dei diritti umani difesi dall'organizzazione. La carismatica guida spirituale dei cattolici scozzesi - che si è guadagnato il soprannome di «cardinal discordia» nella stampa britannica per le sue aperture sul celibato dei preti, la contraccezione e l'ordinazione delle donne accompagnate da esternazioni contro gay e musulmani - ha accusato Amnesty di essere il capofila di una campagna internazionale per il diritto universale all'aborto. Circostanza respinta da Amnesty che precisa: «Quello che noi sosteniamo è una posizione molto più limitata che permetta alle donne che hanno subito uno stupro di decidere liberamente se vogliono un aborto. Si tratta di una decisione che potrebbe davvero cambiare le cose per le vittime di violenza in aree martoriate del mondo come il Darfur».
Le dimissioni di O' Brien sono un duro colpo per Amnesty che arriva ad appena una settimana dall'abbandono di un altro alto prelato britannico, il vescovo inglese Michael Evans. Lo stesso giorno era partito un duro attacco di Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace che aveva minacciato di tagliare presunti fondi assegnati ad Amnesty. L'organizzazione per la difesa dei diritti umani ha risposto indignata all'alto prelato smentendo di aver mai ricevuto soldi dal Vaticano cosa che del resto è vietata dal suo statuto.
Amnesty International ha deciso di adottare questa nuova «policy» sull'aborto in aprile nel contesto di una campagna in difesa dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne e l'ha poi confermata nel Consiglio Internazionale tenuto a metà agosto a Città del Messico. I 400 membri dell'organo provenienti da 75 paesi hanno riaffermato la posizione dopo una lunga discussione che ha visto l'imbarazzo dei delegati irlandesi, ma anche il sostegno entusiasta dei membri della Polonia e di alcuni paesi dell'America Latina dove l'aborto è fuorilegge.
L'abbandono del cardinal O' Brien sembra confermare il fatto che il Vaticano abbia individuato nella chiesa anglosassone il terreno privilegiato per marcare il distacco del mondo cattolico da Amnesty. Non a caso dopo le prime prese di posizione dei mandarini vaticani era toccato al presidente della conferenza episcopale statunitense William Skylstad lanciare l'ultimatum a Amnesty alla vigilia del consiglio internazionale sostenendo che se confermata la posizione sarebbe stata incompatibile con la presenza di cattolici nell'organizzazione. Il mondo cattolico anglosassone è un'area importante per Amnesty che fu fondata nel 1961 da un militante comunista inglese che si era recentemente convertito alla dottrina di Santa Romana Chiesa. In questo contesto l'addio di O' Brien potrebbe essere l'apripista per altre defezioni tra i cattolici anglosassoni. Ma da Londra Amnesty Internazionale fa sapere che non è spaventata dalla campagna lanciata dal Vaticano. «Noi pensiamo che il sostegno alla nostra associazione debba essere riservato alla coscienza individuale e che non possa essere ostacolato da una questione di fede. Sarebbe insensato che per un solo argomento su cui non ci troviamo d'accordo i cattolici smettessero di sostenere tutte le nostre altre battaglie come quella contro la tortura e contro la pena di morte o in difesa della libertà religiosa per cui Amnesty è stata sempre in prima fila».

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