«Renderemo lavorare conveniente anche per i settori più poveri della popolazione». Questa la promessa fatta dal conservatore David Cameron e dal ministro del lavoro Ian Duncan Smith presentando una riforma del welfare che entrambi hanno definito «senza precedenti» dal salone retrò di Toynbee Hall nell’East End di Londra. Non ci poteva essere location più audace per fare da sfondo alle promesse cameroniane di non abbattere il welfare ma di renderlo «più responsabile», nonostante la sostanza di una riforma zeppa di tagli che riflette il desiderio di presentare chi percepisce contributi pubblici come scrocconi: utili capri espiatori a cui adossare la responsabilità della crisi economica.
Toynbee Hall fu creata ad inizio novecento dai filantropi del «settlement movement» che volevano alleviare il disagio sociale dei poveri. E qui cominiciò la sua carriera, William Beveridge, il politico laburista (e poi liberale) che disegnò il modello del moderno stato sociale inglese, che negli anni successivi ha ispirato le altre socialdemocrazie europee. Ai tanti contributi
ideati a suo tempo da Beveridge, per garantire uno standard minimo di vita «al di sotto del quale nessuno dovrebbe essere lasciato cadere» ora il governo di coalizione Lib-Con vuole sostituire un «credito universale». L’obiettivo sbandierato da Cameron è in apparenza ragionevole: semplificare
il sistema, (cosa su cui a destra e a sinistra in molti sono d’accordo), ma pure incentivare chi oggi vive a carico della collettività a tornare sul mercato del lavoro. Il tutto nel solco di un conservatorismo compassionevole, che vuole fare fuori il Big Government o lo «stato tata», per fare posto a una grande società, ispirata ad una «cultura della responsabilità». «Mi rifiuto
di pensare che 5 milioni di persone siano inerentemente pigre e non vogliano migliorare se stesse e le proprie famiglie» - ha dichiarato il primoministro.
Il problema è che di aiuti concreti a trovare un posto di lavoro non se ne vede l’ombra, cosa tanto più preoccupante in un momento in cui il settore privato è in ritirata, con il Pil che ha fatto retromarcia nell’ultimo quadrimestre. Dietro le dichiarazioni di facciata si nasconde la sostanza di un’assalto alla spesa sociale. Un milione e mezzo di famiglie vedranno ridurre le loro
entrate come conseguenza della riforma che entrerà in vigore nell’ottobre 2013. Verrà introdotto un limite masso ai contributi complessivi di 26.000 sterline per famiglia, provvedimento che colpirà 50.000 nuclei familiari. Ad essere presi di mira anche i tre milioni di inglesi che percepiscono il contributo per l’invalidità che sarà ridotto del 20 percento. Il governo ritiene
che siano troppi e che stiano crescendo troppo rapidamente. E tagli a pioggia andranno anche a colpire i contributi per l’abitazione e le famiglie con bambini. Le riduzioni dei contributi sono accompagnate da un giro di vite contro chi ottiene contributi senza averne diritto, con multe
da 350 sterline per chi viene beccato e sospensione dei contributi a chi persevera nel frodare lo stato. A guadagnare davvero dal nuovo piano di riforma sarebbero secondo gli analisti solo 100.000 famiglie, nel 40% più disagiato, che potrebbero vedere i contributi statali aumentare fino a 4.000 sterline all’anno.
Il raid contro le categorie più deboli della popolazione lanciato da Cameron e Smith dovrebbe fruttare all’erario 5,5 miliardi nei prossimi anni. Soldi da destinare all’abbattimento del deficit, in un momento in cui l’emergenza vera non sono i conti pubblici ma un’economia ferma al
palo ed un tasso di disoccupazione che continua ad aumentare. Le fila dei senza lavoro sono destinate ad ingrossarsi nei prossimi mesi, quando arriveranno le lettere di licenziamento da parte delle autorità locali che devono fare fronte a pesanti tagli di bilancio. Si calcola che nei
prossimi anni mezzo milione di lavoratori pubblici perderanno il lavoro come conseguenza della politica lacrime e sangue del governo Cameron. E nonostante la stretta ai contributi, secondo alcuni analisti la spesa sociale potrebbe andare alle stelle, per l’afflusso di un’ondata di nuovi
disoccupati per cui a dispetto delle belle parole di Cameron sarà difficile non vivere a spese dello Stato.
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