mercoledì 5 maggio 2010

La campagna Verde d'Inghilterra

«Una volta ci ridevano dietro quando passavamo. Pensavano che fossimo tutti quanti hippie e vegetariani. Ora ci prendono più sul serio, anche se per quanto mi riguarda io continuo ad essere vegetariana». Caroline Allen bussa una ad una a tutte le porte di Ladies Mile Road. Patcham, un sobborgo tranquillo sulle colline a Nord del centro di Brighton. Zona conservatrice o come dicono qui Tory Territory: un enclave color blu conservatore in un collegio elettorale fortemente progressista, nella Brighton degli hippie, degli artisti e della comunità gay e lesbica, dove alle elezioni europee i verdi sono arrivati primi ed il Labour secondo.

E' in zone ostili come Patcham che in queste ultime ore prima dell'apertura delle urne, sono all'opera attivisti verdi come Caroline Allen venuti da tutta l'Inghilterra sud-orientale per far sì che per la prima volta nella storia britannica, i Verdi abbiano un rappresentante in parlamento. La candidata nel collegio di Brighton-Pavilion è Caroline Lucas, segretaria del partito dal 2007, ex attivista del movimento per il disarmo nucleare e parlamentare europea dal 2007. Gli ultimi sondaggi e le compagnie di scommesse, che oltre ai cavalli e alle partite di calcio, giocano pure sulle elezioni, dicono che probabilmente dopo il 6 Maggio la Lucas sarà la prima parlamentare verde ai Commons.

La Lucas, cinquantenne, è stata la figura che ha cercato di traghettare i Verdi da partito di lotta a partito di governo. E gli elettori le hanno dato ragione. Negli ultimi anni i Verdi hanno conquistato diversi consigli comunali in giro per l'Inghilterra e ad alle ultime elezioni europee hanno raggiunto quota 8,6%, diventando di fatto il quarto partito britannico. Dopo l'exploit delle europee i Verdi si sono presentati come l'unica forza veramente di sinistra nel panorama britannico, avanzando nel manifesto programmatico proposte radicali non solo sull'ambiente ma anche sul lavoro e per la riforma del sistema finanziario. Oltre che a Brighton i Verdi sperano pure di vincere a Greenwich nel sud-est di Londra e a Norwich South nell'est dell'Inghilterra.

Sull'onda dei sondaggi favorevoli qualcuno sogna già che anche qui in Gran Bretagna succeda quello che è accaduto in Irlanda dove i Verdi sono parte di un governo di coalizione. A fermare l'avanzata del partito ci pensa il «first-past-the-post», il sistema maggioritario, che costringe gli elettori a scegliere il meno peggio tra i tre grandi partiti britannici. Ma i Verdi guardano oltre le elezioni: se nessuno ottenesse la maggioranza dei seggi, i Conservatori e i Laburisti si potrebbero vedere costretti a concedere ai Liberaldemocratici una riforma elettorale in senso proporzionale, per ottenere il loro appoggio. E c'è pure chi fantastica che se i Conservatori o i Liberaldemocratici si trovassero a corto di seggi, la Lucas potrebbe dare il suo voto in cambio di politiche ambientaliste.

La giornata di campagna elettorale porta a porta per far eleggere Caroline Lucas comincia di prima mattina all'Eco-centre, sede delle organizzazioni ambientaliste di Brighton. Negli scaffali della libreria ci sono i classici del movimento ecologista e dell'ondata anti-globalizzazione, da Schumacher a Naomi Klein. A lato prodotti organici e fair trade.Nella stanzetta all'entrata Laurie, una ragazza di 24 anni, accoglie i nuovi arrivati, studenti, ragazze, gente di mezz'età e li organizza in gruppi per andare a volantinare in giro per la città o per andare a fare visita agli elettori porta a porta. I volontari vengono portati in diversi punti di raccolta in giro per la città dove gli viene spiegato velocemente come interagire con gli elettori.

A ciascun attivista viene affidata una cartellina con tutti gli indirizzi delle persone contattate in precedenza, con a lato i codici che registrano le reazioni alle visite precedenti e la probabilità che votino per i Verdi. G1 se dicono che sicuramente non voteranno i Verdi. G2 se dicono se dicono di averci pensato. G3 se il voto è probabile. G4 se sono certi di votarlo. GP se oltre a votare il partito si sono pure resi disponibili per mettere un poster elettorale alla finestra o un cartellone nel giardino.Caroline Allen bussa alla porta di una villetta di mattoni. Apre un uomo sulla quarantina. Da dietro fa capolino la moglie e i due bambini di 3 e 5 anni. «Votare i verdi? Beh si, pensarsi ci ho pensato. Io di lavoro faccio l'ingegnere solare», afferma l'uomo prima di chiedere dettagli puntuali sul manifesto programmatico del partito.

Altra casa, altro voto. Alla porta è un signore con la cinquantina che tiene fermo al collo il suo pastore tedesco per evitare che azzanni Caroline. «Sì, io voterei verde. Pero' non so se sono molto verde. A me piace andare in moto, sai?», dice l'uomo sorridendo. «Noi mica vogliamo proibire alla gente di andare in moto» - ribatte Caroline - «vogliamo un cambiamento graduale nei trasporti. Non siamo irragionevoli». L'uomo annuisce. Caroline annota G3 a fianco del nominativo. Niente male per essere una zona ostile.«Le persone ci vedono in giro per la comunità. Abbiamo tanti consiglieri comunali, e quando abbiamo consiglieri comunali la gente vede che lavoriamo bene», spiega ancora Caroline. «E' successo in tanti posti in giro per la Gran Bretagna. Alla prima tornata vengono eletti un paio di consiglieri comunali. La volta dopo quattro, poi otto, finché non arriviamo ad avere la maggioranza come qui a Brighton».

Caroline continua a bussare, ma dopo diversi segnali positivi ora le tocca una serie di risposte negative. Donne anziane che guardano dalla finestra chi ha bussato alla porta e non vanno ad aprire.Uomini di mezz'età che rispondono a malo modo. Una signora sulla sessantina che si affaccia in accappatoio e dice che in casa tutti voteranno conservatore. Una ragazza che sbatte la porta in faccia non appena vede la coccarda verde. All'ultima porta in fondo alla via apre un signore settantenne con gli occhiali. «Io a voi Verdi vi voto, anche se siete dei pazzi», dice sogghignando, prima di accettare di mettere un poster alla finestra.

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