«Votatemi perché sono un giornalista». Libertino in amore, libertario sulle droghe leggere, liberista in economia, ciclista appassionato. A creare scompiglio in questa campagna per il sindaco di Londra ci sta pensando lui, Boris Johnson, il «buffone conservatore», giornalista istrione dai lunghi capelli biondi, cresciuto tra Daily Telegraph e Spectator, sempre pronto a dire la sua su tutto e tutti alla faccia del 'politically correct'. Che si tratti degli abitanti della Papua Nuova Guinea definiti cannibali o delle comunità minoritarie di Londra tacciate di piangere su se stesse, su tutto il candidato conservatore sfodera un'arma portentosa: la sfacciataggine. E finora il suo stile sembra avere successo: ne gli ultimi sondaggi è avanti di ben 12 punti sul sindaco uscente, Ken Livingstone. I Tories, quasi estinti dopo l trionfi di Blair sono riusciti a rimontare e oggi con Johnson puntano sul voto di Londra il 1 maggio come primo test di sfida. Gli altri candidati sono Sian Berry del Green Party e Brian Paddick per i Liberal Democrats; più i minori: Gerard Batten dell'Uk independence party, Lindsey German di Respect, Richard Barnbrook del fascista British National Party.
Mentre le elezioni che potrebbero segnare l'uscita del politico «old labour» dalla City Hall si avvicinano, la vita della capitale è ritmata dagli eventi della campagna: partecipazioni incrociate a inaugurazioni, dibattiti e comizi in giro per la città, battute e risposte che rimbalzano sui media. Lo stile delle due campagne rispecchia il carattere dei duellanti. Ai comizi di Ken Livingstone tante persone mobilitate da militanti ben organizzati e le comunità etniche su cui il sindaco ha investito molto in questi anni. Ad accogliere l'arrivo di Boris nei quartieri londinesi invece piccoli gruppi di conservatori locali e di fan.
Ma non è sul faccia a faccia che si giocheranno le sorti del voto. E Boris lo sa bene. Il suo punto di forza è l'impatto mediatico che si porta dietro grazie a una fama da mattatore tv sperimentato in trasmissioni popolari come «Have I got news for you?» e Top Gear. Cacciato da ministro ombra alla cultura per una scappatella e coinvolto in una serie di fatti poco edificanti come la falsificazione di articoli e il tentativo di pestaggio di un giornalista, Boris gioca sull'autoironia e sulla fiducia conquistata nel pubblico televisivo,usando anche le proprie magagne per costruirsi un'aura di trasparenza.
Ken ribatte a questa campagna mediatica cercando di ricordare che le elezioni del sindaco non sono il grande fratello, riecheggiando il tormentone diffuso dalla stampa inglese sulla possibilità di eleggere i candidati attraverso una telefonata a pagamento come avviene per i partecipanti dei reality show. In questo modo un Livingstone un po' arrugginito cerca di far valere la propria esperienza contro la sfacciataggine dell'avversario - «per carità è simpaticissimo, mi farebbe piacere averlo come vicino di casa, ma se viene eletto come sindaco sarà un vero disastro». Per tutta risposta Boris Johnson ha cambiato stile, evitando le battute ironiche dei suoi primi interventi e cercando di darsi un tono serio che ha stupito i suoi fan più accaniti.
Così in queste ultime settimane l'attenzione si sta spostando dai personaggi ai temi. Il trasporto e l'ambiente prima di tutto. Boris Johnson ha accusato il sistema di trasporti della città di fare acqua da tutte le parti e ha lanciato invettive contro i bus snodati, accusati di bloccarsi agli incroci e intasare il traffico, invocando un ritorno ai tradizionali bus a due piani, purchè ecologici. Il candidato conservatore ha anche giocato sul fatto di essere un ciclista appassionato per presentarsi sotto vesti ecologiste, coerentemente al re-branding del suo partito che ha pure cambiato il proprio simbolo dalla tradizionale torcia all'albero e ha adottato lo slogan «Vote blue, go green».
Per rispondere a questa offensiva su uno dei suoi temi forti, cinque giorni fa Ken ha siglato un patto con il candidato verde Sean Berry, che ha invitato i suoi elettori a scegliere Ken Livingstone come seconda preferenza. In questa occasione il sindaco in carica ha invitato anche gli elettori degli altri partiti a sceglierlo «come seconda preferenza per evitare una vittoria dei conservatori». E forse proprio questo meccanismo si potrebbe rivelare una ciambella di salvataggio per Livingstone, perché se il carisma di Johnson è stato finora efficace nel creare un'onda di supporter, il candidato conservatore rimane ancora lontano dal convincere la maggioranza dell'elettorato sulla propria affidabilità.
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