Dimenticatevi di Margaret Thatcher, l'ex  premier tormento dei  lavoratori pubblici, la cui accetta colpiva tutto  quanto puzzava di  Stato. I tagli alla spesa pubblica presentati ieri dal  suo erede  spirituale, il cancelliere dello scacchiere George Osborne,  sono in  termini percentuali più del doppio rispetto a quelli che  trent'anni fa  contribuirono a rendere la Lady di ferro il simbolo della  destra  neoliberale e dello «stringiamo la cinghia». E a dispetto della   retorica del «conservatorismo compassionevole» sfoggiata dall'esecutivo a   rimetterci saranno soprattutto le categorie più deboli: anziani,   disoccupati e disabili.
L'attesa «revisione della spesa» (Spending   Review), presentata ieri da Osborne alla Camera dei Comuni, tra i   mugugni dei parlamentari laburisti, è di fatto la stangata più pesante   dalla fine della Seconda guerra mondiale. I tagli, spalmati sui prossimi   5 anni, ammontano a un totale di 83 miliardi. Un piano di lacrime e   sangue, quello presentato dall'esecutivo di coalizione   Liberal-Conservatore, che fa impallidire le stangate varate nei mesi   scorsi in Francia e Germania. L'obiettivo: azzerare, entro la fine del   2014, il maggior deficit a livello continentale, ed evitare che il   debito pubblico tocchi quota 100% del PIL, rischiando però che il paese   venga sprofondato nella recessione.
La principale vittima del piano   di tagli è l'assistenza sociale, da cui, a sorpresa, verranno tolti 7   miliardi in più rispetto agli 11 miliardi annunciati in precedenza.   L'età pensionabile verrà portata da 65 a 66 anni entro il 2020, con un   risparmio di 5 miliardi di sterline all'anno. Diversi contributi creati   durante il decennio Labour per aiutare disabili, anziani, ammalati e   madri single, verranno ridotti o eliminati. I sussidi destinati alle   famiglie più povere, tra cui quello per la casa, verranno tagliati   drasticamente. Una scelta strategica, quella di colpire i più deboli,   che contrasta palesemente con la promessa fatta più volte dal governo   guidato da David Cameron.
L'assalto frontale alla spesa per   l'assistenza sociale ha consentito al cancelliere di presentarsi ai   Commons vantando una riduzione dei tagli previsti al bilancio dei   diversi ministeri, portati al 19% rispetto al 25% di cui si parlava nei   giorni scorsi. Ma questo cambio di programma non basterà a salvare   490.000 posti di lavoro, che stando ai dati presentati dallo stesso   esecutivo, verranno eliminati nel settore pubblico nei prossimi 5 anni.
  Se il servizio sanitario nazionale e la scuola saranno relativamente   risparmiati dall'accetta di Osborne, a soffrire saranno soprattutto i   lavoratori dei ministeri, dell'università e gli impiegati degli enti   locali per cui si prevedono tagli tra il 30% e il 25%. Circa 11.000   poliziotti potrebbero perdere il posto di lavoro come conseguenza di una   riduzione del 25% ai fondi del ministero dell'interno. Meno colpita la   spesa militare che con un taglio dell'8% vedrà comunque l'esercito di   Sua Maestà perdere caccia, carrarmati e 7.500 soldati.
«Oggi è il   giorno in cui la Gran Bretagna fa un passo indietro dal precipizio, il   giorno in cui affrontiamo i conti di un decennio di debiti» ha   dichiarato Osborne che ha sostenuto che i tagli sono «modesti» e che il   governo si darà da fare per «trovare un posto di lavoro agli impiegati   pubblici che verranno licenziati». «È una scommessa irresponsabile con   le vite dei cittadini» ha replicato il cancelliere ombra laburista Alan   Johnson. «Questo piano metterà a rischio la debole ripresa  dell'economia  britannica e colpirà le famiglie invece delle banche che  hanno causato  la crisi».
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