mercoledì 16 dicembre 2009

Centinaia di arresti, preso il leader della protesta Assalto a Christiania alla vigilia della marcia

COPENHAGEN - Li hanno presi lunedì notte sul selciato di Christiana, come venerdì, sabato e domenica sull’asfalto di Norrebro, Amagerbro e Osterport, i quartieri di Copenhagen che sono diventati il teatro delle proteste contro la conferenza Onu sul clima. Circondati, immobilizzati, ammanettati, messi in file ordinate sull’asfalto, tenuti seduti al freddo per ore, e poi caricati su bus e furgoni, per finire nelle gabbie di un ex deposito della Tuborg trasformato in carcere politico temporaneo. Alla vigilia della grande protesta «Reclaim the power», che questa mattina cercherà di fare breccia nell’apparato di sicurezza del Bella Center dove si svolge il summit per dare vita a un’«assemblea popolare sul clima», Copenhagen sembra un buco nero della democrazia.

Battuto ogni record di arresti in Europa negli ultimi decenni: 968 sabato, 200 domenica, 212 ieri notte, una decina ieri. Quasi tutti, senza accuse, rilasciati entro 12 ore,ma alcune persone sono finite in carcere pure due o tre volte. «Danimarca fuori dall´Unione Europea per i diritti umani» - ha denunciato L’Ong danese Krim, mentre Amnesty ha condannato il comportamento delle forze dell’ordine. i partiti di opposizione hanno chiesto che la legge che permette gli arresti preventivi, inasprita poche settimane fa, venga eliminata, perché il governo aveva promesso che sarebbe stata utilizzata solo in caso di emergenza. «Stiamo garantendo il diritto di protesta» ha dichiarato il portavoce della polizia Johnny Lundberg. «Avendo visto quello che è successo a Seattle e aGenova abbiamo deciso che questo era il modo per garantire una conferenza tranquilla». A coronare la campagna repressiva, ieri la polizia ha arrestato Tadzio Muller, tedesco, 33 anni, una delle figure di punta di Climate Justice Action, coalizione che va da attivisti anarchici ed autonomi fino a Friends of the Earth e Via Campesina. Se lo sono portato via tre agenti in borghese mentre verso le 3 abbandonava il Bella Center dove si era tenuta una conferenza stampa della coalizione di protesta. Istigazione di reato e resistenza a pubblico ufficiale le accuse mossegli.

A seguire nel pomeriggio sono stati condotti arresti al Klimaforum, il controvertice della società civile ed è stato perquisito il centro sociale Bolsjefabriken, dove sono alloggiatimolti attivisti internazionali. Lunedì notte invece la polizia aveva attaccato il «libero villaggio» di Christiania (occupato da una comunità hippie nel 1971) con centinaia di agenti, mentre era in corso una festa degli attivisti di Climate Justice Action. All’arrivo della polizia è partito un lancio di bottiglie e bombe carta, e barricate sono state innalzate alle diverse entrate. La polizia ha sparato diversi lacrimogeni ed è poi entrata in forze, arrestando 212 persone di cui solo sette trattenute oltre le 12 ore. «Stavamo bevendo una birra quando di colpo ci siamo ritrovati di fronte decine di agenti che urlavano, brandivano i manganelli e aizzavano i cani» spiega Laura, 31 anni di Roma. «Alcune ragazze sono andate in crisi di panico. Ci hanno ammanettato con lacci di plastica stretti sul polso, e ci hanno tenuto per terra al freddo per quasi due ore prima di portarci via». Sono decine gli italiani che sono finiti in carcere in seguito all’operazione, tutti rilasciati nella mattinata, fatta eccezione per Luca Tornatore, astrofisico che lavora all’osservatorio di Trieste ed è attivo al centro sociale Casa della cultura, accusato di «istigazione di reato».

«In tanti anni di proteste in giro per l’Europa non ho mai visto niente del genere» racconta Gianmarco De Pieri, attivista bolognese dell’area ex-disobbediente, «questa è una repressione preventiva e collettiva. L’obiettivo è chiudere ogni spazio a chi contesta la conferenza sul clima». «Spaventa vedere il proprio paese scivolare verso il fascismo» riflette Rune, 34 anni, che vive vicino a Christiania. «È una specie di fascismo dolce. La polizia ti arresta in maniera gentile. Main tanto ti impediscono di protestare » spiega Bernat un’attivista catalano che è stato arrestato con quattro amici ad Amagerbro, sabato scorso. «Non pensavo queste cose succedessero in Scandinavia». Nonostante l’attacco della polizia, la protesta di oggi va avanti, assicurano gli attivisti di Climate Justice Action. Gli attivisti si riuniranno attorno alle 8 dimattina alle stazioni di Tarnby e Orestad, per poi muoversi verso il Bella Center, dove vogliono tenere un’assemblea alternativa a quella ufficiale dove discutere «le soluzioni vere al cambiamento climatico, e non quelle propinate dalle multinazionali». Per Nick Thorpe uno dei portavoce di CJA, coalizione finita dentro la morsa delle forze dell’ordine. «Il comportamento degli ultimi giorni e l’arresto di Tadzio Mullermostrano il livello di disperazione della polizia e del governo, che vogliono soffocare il dissenso proprio mentre il negoziato ufficiale si sta avviando al fallimento».

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