venerdì 10 luglio 2009

«Il vero anti-G8? A Copenaghen»

Sul clima si sono infrante le fanfare del G8 aquilano. Ed è proprio sul cambiamento climatico che potrebbe ripartire il movimento globale. Di questo è convinto Tadzio Müller, uno degli animatori di Climate Justice Action. La coalizione che comprende Ong come Friends of the Earth, Jubilee South, Focus on the Global South, Attac Francia, gruppi autonomi ed anarchici, si sta preparando da mesi alla conferenza dell'Onu sul Clima, che si terrà a Copenhagen a dicembre. Questa protesta secondo Müller potrebbe essere un'occasione per rigenerare i movimenti globali, rimasti senza un nemico forte con l'agonia del neoliberismo. Per l'attivista, che studia il "capitalismo verde" per la fondazione Luxemburg, «il cambiamento climatico deve diventare un nuovo terreno di lotta, perché mette in luce la follia del capitalismo e della crescita infinita».

I grandi della terra sbandierano la promessa di tagliare i gas serra del 50% entro il 2050 come un successo. Dobbiamo credergli?
Tra qui e il 2050 ci saranno dieci tornate elettorali: per i politici è un po' come promettere che nel 2050 ci saranno stazioni turistiche su Marte. Viste le resistenze di Cina, India e altri paesi emergenti i grandi potranno continuare a fare il gioco dello scaricabarile. Poi basta vedere quanto successo nelle edizioni passate del G8 con le promesse mancate sulla lotta alla povertà per capire che non sono credibili.

Con il fallimento del G8 sul clima la palla passa al vertice sul clima di Copenhagen. Cosa succederà in quell'occasione?
Per Copenhagen stiamo mettendo assieme una coalizione molto ampia, unita da una secca denuncia delle politiche dell'Onu sul clima e dall'intenzione di usare la strategia dell'azione diretta contro il summit.

Eppure a vedere le proteste contro il G8 i movimenti globali sembrano in forte crisi.
Il fatto è che il G8 è ormai un guscio vuoto. Un tempo aveva senso opporvisi in maniera frontale perché era al timone dell'agenda neoliberista e ci forniva un nemico contro il quale unirci. Ora che il neoliberismo langue un terreno comune per i movimenti globali può essere quello dei cambiamenti climatici. Copenhagen potrebbe essere una nuova Seattle.

Molti nella sinistra guardano con sospetto all'attivismo sul clima, quasi si trattasse di una «preoccupazione borghese» che non ha a che fare con l'ingiustizia sociale.
Il cambiamento climatico ci sarà, che ci piaccia o meno. Le elite lo hanno capito e si stanno attrezzando, mettendo in campo nuove forme di potere. Noi come movimenti sociali dobbiamo accettare questa sfida, anche perché i cambiamenti climatici amplificheranno le diseguaglianze sociali.

1 commento:

PLAN ha detto...

Salve,
ti chiedo scusa se occupo impropriamente la sezione commenti, ma non ho trovato sul tuo blog un recapito mail.
Mi ha fatto molto piacere sapere che segui il mio blog (il blog di marshall). Sono un lettore assiduo (disponibilità economica permettendo) de il manifesto.
Ho inserito i tuoi blog nella mia lista di blog.
Spero che avremo modo e tempo per un costruttivo confronto.
Saluti,
anto (plan)