mercoledì 1 ottobre 2008

Lo tsunami di Wall Street si abbatte sulla City

Un nuovo 1929? Canada square, la piazza centrale di Canary Wharf, il nuovo polo finanziario di Londra, fatto costruire dalla Thatcher nella zona dei Docklands, sarebbe la perfetta scenografia per una apocalisse finanziaria, con i grattacieli giganteschi schiacciati sotto il cielo plumbeo e sferzati dal vento. Ma George, banchiere, 58 anni di cui 35 passati nel settore finanziario ostenta sicurezza. «La situazione non è poi così male come sembra. Noi stiamo meglio degli Stati Uniti. Sono sicuro che le cose miglioreranno. A meno che il Congresso americano non riesca finalmente ad approvare il piano di salvataggio finanziario giovedì prossimo. Oppure che i cinesi si mettano a svendere le azioni delle nostre banche.
Allora siamo proprio fregati». L'ondata di panico di Wall Street causata dalla mancata approvazione da parte del Congresso americano del piano di salvataggio del sistema finanziario si è abbattuta nella notte sulle rive del Tamigi. Alle 8 la borsa di Londra sembrava impazzita con perdite di oltre il dieci per cento, che colpivano in particolare i titoli bancari ed assicurativi. Ma la speranza che il piano bocciato del congresso possa essere approvato giovedì dopo i festeggiamenti per il nuovo anno ebraico hanno risollevato le quotazioni. E a fine giornata l'indice FTSE 100 chiuderà in positivo segnando addirittura un + 4,36%. Ma nel frattempo continuano ad addensarsi le nubi su alcune banche inglesi. Le azioni della HBOS specializzata nei mutui, hanno perso oltre il 20%, dopo che si era sparsa la voce che il piano di salvataggio da 12 miliardi di sterline lanciato da Lloyds TSB, una delle banche che sta approfittando di questo momento di crisi, non sarebbe andato in porto. E intanto si fanno sempre più intense le voci su un piano finanziario britannico sul modello di quello proposto da Bush al Congresso, dato che ieri il premier britannico Gordon Brown era a colloquio con il governatore della Banca di Inghilterra Mervyn King. Se così fosse sarebbe l'ennesimo intervento statale nel mercato finanziario, dopo che il governo ha appena nazionalizzato parte di Bradford & Bingley, banca specializzata nei mutui, lasciando al colosso spagnolo Santander i depositi bancari e la rete di filiali. È la seconda banca che viene nazionalizzata dal governo britannico, ad un anno distanza dall'acquisizione di Northern Rock, che fu la prima vittima europea della crisi dei mutui.
Così facendo il governo ha voluto evitare di ripetere le scene di risparmiatori in fila agli sportelli per ritirare i risparmi. Ed è diventato suo malgrado uno dei maggiori operatori finanziari del paese. Nel tardo pomeriggio, di fronte al grande display della Reuters che segna una catena di rimbalzi positivi si respira un clima di attesa. I banchieri camminano con passo spedito, le facce tirate e i negozi di lusso sotto il grattacielo di Canada One, sembrano a corto di clienti. «Sono tutti al lavoro - racconta George - c'è chi sta facendo degli ottimi affari in questi giorni comprando pezzi di compagnie che navigano in cattive acque». Paura di perdere il posto di lavoro? «Poca. Pensa che la maggior parte degli impiegati della Lehman sono già stati riassunti». Eppure per l'economia reale si preannuncia un futuro difficile. «Le banche ridurranno gli impiegati delle proprie filiali, alcuni supermercati arretreranno, molte ditte di costruzione falliranno» - sostiene Martin un broker quarantenne con la faccia sconsolata.
La recessione infatti è oramai realtà. Si prevede che nel 2009 il prodotto interno diminuirà dello 0,2%, dopo un 2008 fermo all'1,1 %. L'economia britannica rischia di perdere 500.000 posti di lavoro. Molti di questi direttamente collegati al settore finanziario da cui in Gran Bretagna dipende un quinto della forza lavoro. «C'è molta preoccupazione», racconta Tony che lavora come informatico all'ufficio Reuters di Canary Wharf. «Hanno bloccato le assunzioni e stanno tagliando le consulenze». «La gente tiene la testa bassa aspettando che la tempesta passi - ammette Chris, un avvocato abbronzato che lavora in uno studio commerciale - Alcuni miei amici hanno già perso il lavoro. Ma il problema più che altro è per quelli che cercano lavoro, non ci potrebbe essere momento peggiore». C'è addirittura chi teme una serie di suicidi di banchieri, dopo che la settimana scorsa, Kirk Stephenson, direttore della compagnia finanziaria Olivant si è buttato sotto un treno, dopo aver perso milioni di sterline nel crollo del mercato azionario. Ma se adesso pure i ricchi piangono, non sembra esserci molta compassione da parte dei tanti lavoratori comuni che tengono in piedi Canary Wharf. «Non cambia mica niente», dice Dimat, un cameriere albanese che lavora a Smollensky's, uno dei ristoranti ai piedi dei grattacieli. «Tanto questi i soldi per venire al ristorante li hanno messi da parte. Gente da servire ce ne sarà sempre».

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