sabato 3 maggio 2008

Fumo di Londra. Il Labour crolla, è il terzo partito

E così Brown si trascina dietro Livingstone. Alla fine ha ceduto pure Londra, quella che era l'ultima speranza in una tornata di elezioni locali che hanno segnato per il Labour un record negativo. Terzo dopo Conservatori e Liberaldemocratici. Ridotto a un 24% che lo riporta agli anni '60, a uno dei periodi più neri nella storia del partito.
Per la formazione alla guida del governo del paese è un colpo pesante che va oltre le previsioni già negative che venivano avanzate dai suoi strateghi. Per il ringiovanito Conservative Party di David Cameron, il 44% ottenuto in questa occasione è invece un risultato sorprendente, che misura l'ampiezza del consenso e che mette un'ipoteca pesante sulle elezioni nazionali del prossimo anno.
La disfatta per il partito di Brown attraversa tutta l'Inghilterra e il Galles. I laburisti perdono pure Reading, l'unica città che assieme a Londra era rimasta in loro controllo nel ricco Sud-est del paese e diverse città del Galles. In totale perdono 331 consiglieri nelle diverse assemblee locali. A dare il segno della profondità dell'avanzata dei conservatori è la loro penetrazione in una serie di collegi chiave che venivano ritenuti sicuri dai Labour in vista delle elezioni politiche. Ma il vero smacco è la perdita di Londra.
Mentre ieri sera si terminavano i conteggi per accertare il vincitore delle elezioni, nella capitale diventava sempre più chiaro che i risultati di Londra non si sarebbero discostati da quanto successo a livello nazionale. Pur essendo un eretico nel suo partito, Livingstone ha pagato in termini elettorali la sua appartenenza al Labour.
Contro di lui ha avuto pure un peso l'insofferenza dei cittadini londinesi per episodi di scarsa trasparenza nella sua amministrazione oltreché un desiderio di novità dopo otto anni consecutivi del politico old Labour alla guida della metropoli.
A trarne frutto è stato così il conversatore Boris Johnson. La sua campagna è riuscita in particolar modo a mobilitare gli abitanti della cosiddetta «ciambella» di Londra, la benestante zona suburbana che cinge la città, dove vivono elettori tradizionalmente conservatori. L'alta partecipazione in queste elezioni rispetto alle precedenti tornate - oltre il 45% degli elettori è andato alle urne - è stata particolarmente significativa nelle aree favorevoli a Johnson. I laburisti avevano sperato di salvarsi grazie alla massiccia affluenza in alcuni quartieri interni della città a loro tradizionalmente fedeli. Ma non c'è stato nulla da fare. Nonostante la paura per gli attacchi al multiculturalismo che potrebbe portare il nuovo sindaco, Johnson è riuscito a convincere un alto numero di elettori della sua affidabilità.
La vittoria di Johnson è dovuta alla sua insistenza sulla questione della sicurezza in una città, reduce da una serie di omicidi di ragazzini, con uno dei livelli di violenza tra i più alti d'Europa. In particolare ha fatto colpo la promessa di Johnson di sedere a capo della Metropolitan Police Authority che si occupa della sicurezza nella capitale. L'opinione pubblica ha inoltre introiettato le critiche lanciate a Livingstone che lo accusano di non esercitare pressioni sulla polizia.
Oltre ad aver cambiato la faccia delle amministrazioni locali di mezza Gran Bretagna, rendendo ancora più evidente il dominio dei conversatori a livello territoriale, l'importanza di queste elezioni risiede nel contraccolpo politico che avranno a livello nazionale.
Nonostante la batosta elettorale dentro il Labour nessuno osa mettere in dubbio la leadership di Brown. Ma dopo l'ultimo pasticcio parlamentare sull'eliminazione di sgravi fiscali per le famiglie più povere, mai come dopo queste elezioni il Labour appare un partito diviso che si rifiuta di seguire il comandante nella sua disfatta. La situazione è opposta per il raggiante David Cameron che dopo queste elezioni vede sempre più vicino il giorno in cui varcherà la porta di Downing Street. Il leader conservatore festeggia e prepara la strategia per le elezioni nazionali ma avverte che «non si possono vincere le elezioni passando sulla schiena di un governo moribondo».
Di sicuro questo risultato obbligherà Brown a quella riflessione sull'andamento del partito che negli ultimi tempi è stata proposta da diverse personalità di spicco. Dopo le voci degli ultimi giorni, secondo cui Tony Blair avrebbe dichiarato che Gordon Brown perderà alle elezioni contro Cameron, sono aumentate le preoccupazioni dei parlamentari che rischiano di perdere il posto. Ma al momento non sembra che Gordon Brown abbia la volontà di invertire quella disperata corsa verso il centro che ha offerto ai conversatori molti punti indifesi da attaccare nella campagna elettorale. Anche in queste elezioni locali Brown ha permesso a Cameron di presentarsi come paladino dei servii pubblici, dagli uffici postali minacciati di chiusura, degli ospedali pubblici a cui vengono diminuiti i fondi. Ma la principale responsabile della débâcle laburista è probabilmente la crisi economica che sta creando guai a molte famiglia inglesi. Dopo 10 anni di crescita continua in cui il Labour era riuscito a sedurre la classe media, ora le crepe del sistema economico creato in quel periodo si stanno abbattendo sopra il Labour e in particolare sull'ex cancelliere dello scacchiere, Gordon Brown.

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