Education, education, education - aveva proclamato Tony Blair nel 1997 al culmine della campagna elettorale che portò i laburisti al governo. A 13 anni di distanza l'esecutivo di Gordon Brown ha scelto proprio il settore dell'istruzione per cominciare una campagna di tagli brutali per mettere il freno a un deficit a quota 14%. Negli ultimi giorni il super-ministro dell'economia, Peter Mandelson, che ha la delega per l'università, ha varato «risparmi» per quasi un miliardo di sterline - il 5% del bilancio - che porteranno alla chiusura di interi campus e dipartimenti. E si prospetterebbe una stangata ancora peggiore nell'autunno se i conservatori come previsto riconquisteranno Downing Street.
A pagare le conseguenze del piano del governo saranno soprattutto gli studenti. Secondo alcune stime nel prossimo anno accademico 300.000 ragazzi si vedranno negare l'accesso all'università. Quest'anno sono stati quasi 150.000 e tra questi pure studenti con voti alti. Ma i tagli manderanno a casa pure 14.000 ricercatori e professori e migliaia di addetti all'amministrazione e alle pulizie, compromettendo un settore economico strategico per un Regno Unito che ha bisogno di diversificare un'economia incentrata sulla finanza.
Il piano del governo ha suscitato pesanti critiche da parte dei professori e dalle organizzazioni che rappresentano gli istituti universitari, tra cui il Russel Group che include Cambridge, Oxford, e lo University College London. Per Des Freedman delegato del sindacato dei professori UCU al Goldsmiths College di Londra «questi tagli sono folli, e arrivano esattamente nel momento in cui abbiamo un'impennata delle domande di iscrizioni, da parte di studenti che non riescono a trovare lavoro in un'economia in crisi».
Mandelson ha risposto seccamente che i professori universitari «non possono pretendere di avere un trattamento di favore» e che si «dovranno sottoporre come tutti gli altri a una stretta della cinghia». Tra le proposte su cui il governo sta lavorando per sopperire ai tagli, c'è la creazione di corsi di laurea di due anni di avviamento al lavoro, e l'utilizzo di studenti della laurea di secondo livello come corpo insegnante per gli studenti dei primi tre anni. Vanno così in fumo le promesse del governo laburista che aveva messo l'educazione al centro delle sue promesse di uguaglianza e mobilità sociale, garantendo il diritto allo studio universitario al 50% degli studenti. Oggi solo il 43% dei giovani va all'università.
Un esempio degli effetti che i tagli potranno produrre al sistema universitario è il King's College di Londra. Qui si prospettano tagli del 10% al bilancio. Interi dipartimenti sono stati cancellati, tra questi quello di ingegneria, il più antico del paese, e l'unica cattedra di paleografia in tutta la Gran Bretagna. Nelle facoltà umanistiche, che il governo sta colpendo in maniera particolare per concentrare i pochi fondi rimasti su quelle scientifiche, i professori dovranno rifare tutti il concorso e sottoporsi ad una pesante selezione.
«Questi piani trasformeranno impoveriranno le nostre università» afferma Jim Wolfreys, delegato dell'UCU al King's College. «Il managment delle università è complice con il governo e non sta facendo niente per fermare questi tagli. Ma è proprio lì che bisognerebbe tagliare se proprio si deve. Alla nostra università ci sono 202 persone che guadagnano più di 100.000 sterline, e 17 che guadagnano più di 200.000, più del primo ministro Gordon Brown. Se si tagliassero i loro di stipendi, si potrebbero risparmiare 5 milioni di sterline».
I sindacati dei professori stanno cercando di organizzare una risposta all'attacco al sistema universitario. Scioperi sono previsti in diverse in diverse università, e una manifestazione nazionale si svolgerà il 20 Marzo.
A languire invece è la risposta degli studenti, per cui in futuro si prospetta un aumento delle tasse universitarie, in un paese in cui il sindacato degli studenti è stato trasformato in puro fornitore di servizi e spillatore di birra, e il cui segretario generale si è recentemente pure detto favorevole ad un aumento delle tasse universitarie. Le università stanno cercando di spegnere i pochi focolai di protesta, tra cui una manciata di occupazioni, procedendo a duri provvedimenti disciplinari contro chiunque alzi la testa.