mercoledì 8 luglio 2009

Il veterano no global: finita l'epoca dei controvertici, dobbiamo reinventarci

Pochi e confusi. Eppure fanno numero nella piccola folla che si riunisce a piazza Barberini per la protesta contro l'ambasciata americana fronteggiata da un imponente dispositivo delle forze di
polizia. Gli attivisti stranieri giunti a Roma per protestare contro il G8 non nascondono il disappunto di fronte a una mobilitazione che appare molto inferiore rispetto a quella di precedenti analoghe manifestazioni. Tra i capannelli di attivisti francesi, spagnoli,
tedeschi e greci che ieri si sono uniti ai manifestanti italiani c'era anche Kriss Sol, un attivista olandese veterano del movimento anti-globalizzazione, che ha partecipato alle grandi proteste globali da Praga in poi. «È un po' triste essere qui - afferma Kriss di fronte a un raduno soverchiato dalla presenza degli agenti anti-sommossa - sembra di essere veramente arrivati alla fine di un percorso. È necessario reinventare le forme di protesta e il modo in cui ci approcciamo alla gente.

Qual è la tua impressione di fronte a questa protesta piuttosto sguarnita?

Dobbiamo stare vedere quello che succederà nei prossimi giorni e quali azioni ci saranno. Ma credo che per chiunque assista a questa manifestazione e veda il numero di persone che ci sono in piazza è purtroppo chiaro che molte cose sono successe in Italia dal 2001 in poi e che il movimento si trova in una fase di forte debolezza. È un peccato, anche perché in passato in Italia il movimento contro la globalizzazione era molto forte. Poi, a vedere come si sta comportando
la polizia, è chiaro che non vogliono lasciare nessuno spazio ai manifestanti e che stanno limitando in maniera drastica il diritto di manifestare.

Come stanno vivendo questa mobilitazione gli attivisti stranieri che hai incontrato a Roma?

Rispetto ad altri mobilitazioni a cui ho partecipato - Praga, Genova, Gleneagles, Heiligendamm e molte altre - la situazione è differente dal punto di vista della mobilitazione a livello internazionale. Certo ci sono persone che vengono da molti paesi diversi. Io personalmente
oggi ho incontrato persone che vengono da almeno 10 paesi differenti. Ma si tratta di gruppi molto piccoli. Questo è dovuto anche al fatto che c'è stata molta confusione nella fase di preparazione per le proteste e per noi attivisti internazionali è stato difficile capire
quello che stava succedendo. Si avverte un'assenza di quelle infrastrutture e reti organizzate che c'erano in occasione di altre proteste contro il G8.

Cosa ti aspetti dalle manifestazioni dai prossimi giorni?

Sono curioso di vedere quello che succederà e mi auguro che molte più persone partecipino. Molto dipenderà da come andranno le cosiddette "azioni de-centrate" dei prossimi giorni. Ma a dire la verità non sono molto convinto da questa strategia perché troppe volte questa è
stata la scusa per non fare niente e giustificarsi di fronte al fatto di essere in pochi. Credo che continuiamo ad avere bisogno di momenti di partecipazione di massa in cui riunirci tutti quanti se vogliamo avere visibilità ed impatto.

Stiamo forse assistendo agli ultimi rantoli del movimento anti-globalizzazione?

Non so se si tratti della fine del movimento anti-globalizzazione in quanto tale, ma il formato del controvertice sembra essersi esaurito. Credo che sia arrivato il momento di rinnovare le pratiche e i modelli organizzativi se vogliamo fare di nuovo breccia nell'opinione pubblica. Bisogna avere il coraggio di ripartire da capo senza perdere la dimensione transnazionale, che è stata la componente fondamentale delle lotte contro la globalizzazione neoliberista.

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