Invece che una «grande cantonata da parte di un piccolo giornale»» - come l'ha ridimensionata con sprezzo Berlusconi, l'articolo del Guardian che ieri ha provocato le reazioni infuriate del governo, è l'ennesima mattonata per un paese che sulla scena internazionale appare sempre più inaffidabile. Tanto inaffidabile che c'è chi vuole liberarsene e sostituirlo con la Spagna nel G8. Questa l'indiscrezione raccolta dal giornalista del quotidiano inglese Julian Borger, tra fonti diplomatiche internazionali, pezzo forte di un articolo in cui si afferma che «i preparativi per il G8 dell'Aquila sono stati cosi caotici da creare una pressione crescente tra gli altri paesi per espellere l'Italia».
L'esperto di diplomazia del quotidiano londinese afferma che di fronte al disastro organizzativo e politico del G8, gli Stati Uniti sono stati costretti a prendere le redini della situazione e a mettere in campo i loro sherpa per salvare il salvabile. Il giornalista ricorda ai lettori come il periodo di preparazione del summit abruzzese «è stato dominato dalle notizie sulle feste di Berlusconi con giovani donne, e la decisione discutibile di svolgere l'incontro in una regione che è ancora soggetta a scosse d'assestamento dopo un devastante terremoto». La brutta figura che l'Italia sta facendo con questo G8 va a sommarsi alla crisi di credibilità del nostro vituperato presidente del consiglio e la situazione potrebbe andare a vantaggio dei nostri cugini iberici che come ricorda Borger «hanno un reddito pro-capite più alto e donano una percentuale più alta del Pil in aiuti per lo sviluppo».
Ed è di fatto proprio la promessa mancata di arrivare allo 0,7% del Pil in aiuti allo sviluppo - l'Italia è ferma a un imbarazzante 0,22% - uno dei fattori decisivi che secondo il Guardian avrebbero spinto governi e diplomazia internazionale a pensare di fare fuori l'Italia dal G8. Del resto, questa era la piaga in cui qualche giorno fa aveva messo il dito la star umanitaria Bob Geldof, che in un incontro con il nostro presidente del consiglio di cui aveva dato conto La Stampa, aveva rimproverato l'esecutivo per essere venuto meno alla promessa fatta in occasione del G8 di Gleneagles nel 2005. L'Italia al momento ha erogato soltanto il 3% degli aiuti che aveva promesso 4 anni fa.
Ieri a rincarare la dose ci ha pensato l'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan, che ha detto a Berlusconi che «non onorare gli impegni non renderebbe giustizia ai valori del tuo paese» e che un G8 «che non dedichi attenzione ai problemi dei paesi più poveri danneggia la credibilità e la leadership del gruppo». La risposta del governo di fronte alle critiche del Guardian non si è fatta attendere, dando vita all'ennesima prova berlusconiana di odio per la «perfida albione», con il ministro La Russa, che ha invitato perfino a non comprare più i giornali inglesi.
Ma di fronte alla reazione scomposta di Silvio e soci il Guardian non è retrocesso di un millimetro. Sentito al telefono da il manifesto Julian Borger ha confermato che il suo articolo «è basato su informazioni reperite tra personalità di spicco del mondo diplomatico». Rispondendo con britannico understatement, Borger rileva che «i politici hanno sempre diritto di critica rispetto al nostro lavoro» ma aggiunge «che il governo Berlusconi sta cercando di arrampicarsi sugli specchi di fronte a quello che ormai è evidente a tutti». A dargli manforte la direzione dello storico quotidiano di Farringdon Road, che in un comunicato anodino scrive di sostenere «appieno l'articolo pubblicato di Julian Borger» negando «recisamente che la notizia sia priva di fondamento».
Le critiche ricevute dal Guardian sono un nuovo motivo di imbarazzo per il nostro governo di fronte all'opinione pubblica anglosassone, i cui organi di informazione non hanno nascosto la propria incredulità di fronte alla situazione politica italiana, con un presidente del consiglio che sembra capace di sopravvivere a qualsiasi scandalo. E se qualche hanno fa l'Economist aveva affermato che Berlusconi non era «fit», adatto, a governare l'Italia, ora agli occhi della stampa di lingua inglese sembra che si sia arrivati al punto che il paese da lui governato, non è più «fit» per fare parte del club che conta.
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