«Se volete, fatevi pure sedurre da Nick Clegg. Ma sappiate che alla fine vi ritroverete sposati con David Cameron». La profezia agitata dal «principe delle tenebre», il machiavellico politico laburista Peter Mandelson, durante la campagna elettorale, si è avverata ieri sul prato del giardino interno di Downing Street, dove i due sposini di centro-destra, il leader dei Conservatori Cameron, e quello dei Liberaldemocratici Clegg, hanno celebrato di fronte alla stampa, l'insediamento del primo governo di coalizione dai tempi di Winston Churchill, in cui fungeranno rispettivamente da primo ministro e da vice primo ministro. «Un governo che durerà cinque anni», hanno promesso i due, nonostante la diffidenza dei rispettivi partiti, il malumore della base, e lo scetticismo dei bookmakers, che già puntano sul ritorno alle urne entro un anno.
Dopo aver ottenuto l'incarico martedì sera dalla Regina Elisabetta, mezz'ora dopo che il laburista Gordon Brown aveva frettolosamente lasciato Downing Street accompagnato da moglie e bambini, il 43enne Cameron aveva promesso di costruire una «società giusta» basata sulla responsabilità. Ieri, presentando l'esecutivo in compagnia di Clegg, il leader dei «New Tory», ha affermato che «toglierà il potere ai politici e lo metterà nelle mani della gente», dando vita ad una «grande società» al posto del «grande governo» coltivato dal New Labour. Clegg gli ha fatto da sponda, affermando che il nuovo governo sarà «riformatore e progressista» e che «vedrà il debutto di un nuovo modo di fare politica: una politica diversa e plurale». «Non solo un nuovo governo ma pure una nuova politica», hanno affermato i due all'unisono.
Nella squadra giallo-blu svelata ieri pomeriggio, i liberaldemocratici deludono le attese, accontentandosi di una manciata di poltrone. I ministeri importanti vanno quasi tutti ai Conservatori. L'aristrocratico George Osborne, che come Cameron fu membro dell'esclusivo Bullingdon club ai tempi degli studi a Oxford, diventa cancelliere dello scacchiere, ovvero ministro del Tesoro. Il torvo William Hague, già leader dei Tory, e tenace anti-europeista, si prende il ministero degli esteri. Il bonario Ken Clarke, veterano degli esecutivi Thatcher e Major, va al ministero della giustizia. Al militarista Liam Fox viene affidata la Difesa. All'amico delle cliniche private Andrew Lansley viene concessa la Sanità. Il ministero degli Interni infine viene dato a Theresa May, unica donna nell'esecutivo: un evidente passo indietro rispetto all'era New Labour. I Liberaldemocratici si accontentano del ministero per la Scozia, assegnato a Danny Alexander, di quello dell'Energia affidato a Chris Huhne, e del dicastero dell'Industria con delega alle banche, messo in mano al vulcanico libdem Vincent Cable, noto per le critiche al sistema finanziario.
I Tory sono stati più generosi verso i novelli alleati libdem sul programma di governo. Passa la richiesta del partito di Clegg per un referendum sul sistema elettorale, che potrebbe aprire le porte ad un sistema misto proporzionale/maggioritario: una concessione significativa dato che i conservatori difendono tenacemente il maggioritario secco. Viene annunciata pure la creazione di una no-tax zone per le famiglie con reddito sotto le 10.000 sterline, ed investimenti per i bambini disagiati, proposti dai Libdem durante la campagna elettorale. Si promettono un alt all'espansione degli aeroporti, e investimenti per l'energia solare ed eolica. Differenze da colmare rimangono sulla guerra in Afghanistan, con i Libdem che vorrebbero accelerare l'uscita dal conflitto e sull'Europa dove le posizioni dei due partiti sono difficilmente conciliabili.
Il protocollo d'intesa siglato da Tory e Libdem, lascia pure intendere come il partito di Clegg abbia accettato a testa bassa la linea Tory sull'economia con tagli pesanti alla spesa pubblica per fare fronte al deficit. Viene annunciata una finanziaria di emergenza entro 50 giorni che dovrebbe produrre 6 miliardi di «risparmi» per fare felice la City. Si prospettano misure draconiane sui disoccupati, che presto saranno costretti ad accettare qualsiasi lavoro venga offerto loro per non rimanere senza contributi, e licenziamenti a raffica per i dipendenti pubblici. Interventi che rischiano di mandare la disoccupazione alle stelle e ributtare il paese in una seconda recessione, come paventato dagli stessi Libdem durante la campagna elettorale.
Dentro il partito liberaldemocratico l'accordo con i Conservatori ha fatto infuriare diversi attivisti, e tanti intellettuali di sinistra che disgustati da 13 anni di New Labour avevano deciso di appoggiare Clegg alle ultime elezioni, senza sospettare che cosi rifacendo si sarebbero ritrovati a nozze con i Tory. Così per i liberaldemocratici alla prima esperienza di governo da diversi decenni, lo sposalizio con i Conservatori potrebbe rivelarsi un abbraccio mortale.
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