«Vai in giro per le strade e sono tutti stranieri: nessuno parla inglese. Se non sbaglio qui siamo in Inghilterra». Roger ha venti anni, una camicia bianca, una cravatta blu e rossa come la Union Jack, occhiali da sole impenetrabili. Non dice esplicitamente di votare il British National Party (Bnp), «perché se no poi dicono che sono razzista». Ad ascoltarlo sembra di sentire un improbabile proclama del Bnp sulla purificazione etnica della Gran Bretagna ed il rimpatrio degli immigrati. Dice che il Labour ha spalancato le frontiere e rimpiange un passato in cui «la comunità era molto più unita, perché non c'erano così tanti stranieri».
Eppure gli amici venuti con lui a vedere le celebrazioni per la festa di San Giorgio patrono d'Inghilterra, con tanto di finto drago di cartapesta, falconieri e figuranti in costumi medievali, non sono esattamente gli «indigeni di pura razza britannica» che il Bnp vorrebbe come soli legittimi abitanti della Gran Bretagna. Al suo fianco sul prato di Dagenham Park ci sono una ragazza italiana, un albanese e due lituani che lo ascoltano senza tradire troppo imbarazzo. «Il problema non sono gli europei», spiega di fronte alla mia perplessità. «Il problema sono i neri e gli asiatici che vengono e si riproducono rapidamente».
Siamo nel sobborgo di Barking e Dagenham, all'estrema periferia est di Londra, una tradizionale roccaforte Labour, dove la metropoli si disperde nella campagna dell'Essex, territorio Tory. Qui aveva sede quella che per un tempo fu la piu' grande industria europea: una fabbrica della Ford che dava lavoro a migliaia di lavoratori, ridimensionata negli anni '80 fino ad essere chiusa nel 2002. Con la crisi del settore manifatturiero la zona si e' impoverita rapidamente. Oggi ha il reddito medio pro-capite piu' basso di Londra, ed un bambino su tre nasce in una famiglia povera. È anche una delle aree con il più rapido cambiamento demografico nella Gran Bretagna. Migliaia di immigrati, specialmente africani, si sono trasferiti qui negli ultimi anni, contribuendo a portare a quota 50.000 persone, la lista di attesa per le case popolari, ridotte all'osso durante l'era Thatcher e rimaste al palo sotto il Labour.
È in questa area marginale sulla sponda del Tamigi che si gioca una partita importante delle elezioni di oggi. Nei due collegi elettorali di Dagenham e Barking, il Bnp spera di consolidare l'avanzata delle ultime elezioni europee in cui ottene il 6,2% dei voti. A Barking è schierato il leader del partito, l'europarlamentare Nick Griffin, personaggio inquietante con un occhio di vetro e la scriminatura alla Adolf Hitler, che da giovane ebbe come mentore Roberto Fiore, segretario di Forza Nuova, rifugiatosi a Londra dopo la strage di Bologna. In un'elezione dominata dal tema immigrazione, la vittoria del Bnp a Barking e Dagenham sembrava inevitabile. Eppure l'entrata in parlamento potrebbe sfumare anche stavolta, a causa delle lotte interne che stanno divorando il partito, in cui cova l'insofferenza verso il padre-padrone Griffin.
I problemi per il Bnp sono cominciati a novembre: a sorpresa Griffin volle per sé il collegio di Dagenham dove avrebbe dovuto competere Richard Barnbrook, consigliere comunale Bnp a Londra. A inizio aprile i disappori interni furono esposti al pubblico ludibrio: Griffin fu minacciato di morte da Mark Collett, responsabile per la comunicazione del partito, disgustato per le spese folli di Griffin. Poi lo scandalo del comunicato elettorale che esponeva in sovraimpressione un barattolo di Marmite, la crema salata che è la Nutella della classe operaia inglese. A suggellare il disastro ci ha pensato ieri Simon Bennett, webmaster del sito del partito, che infuriato contro la dirigenza Bnp ha rinviato i visitatori sul proprio sito dove era pubblicato un comunicato che definiva Griffin un «personaggio patetico».
Ora, nonostante la leggendaria insipienza della dirigenza del partito, per le strade di Barking e Dagenham le tante bandiere inglesi esposte in giardini, negozi e finestre lasciano intendere che oggi qui in molti voteranno Bnp. «Tutti quanti i miei amici voteranno Bnp» - afferma Simon un muratore trentenne. «E anche io ci sto pensando perché ci sono troppi nigeriani da queste parti». Su Barking High Street in un ristorante giamaicano, incontro alcuni di questi «famigerati» nigeriani. Natalie ha 18 anni, la sua famiglia è di Lagos, ma è nata a Parigi. Con lei a mangiare agnello al curry e riso con fagioli ci sono altre due amiche nigeriane, una nata in Portogallo, l'altra in Spagna. «Il razzismo c'è ma non si vede» - mi dice per minimizzare. Poi però mi racconta che durante la notte di Halloween un gruppo di ragazzi bianchi le tirarono uova urlandole «negre» e che un giorno una signora anziana la invitò ad andare a sedersi in fondo al bus, «come facevano in Sud Africa al tempo dell'Apartheid». «Il fatto che questo posto è una noia mortale. Non c'è niente da fare. Per quello che la gente diventa razzista». Sogna di andarsene in un posto piu accogliente. "Magari in Italia. Da voi non c'è razzismo, vero?».
Nessun commento:
Posta un commento