Più di centomila, tra ecologisti e no global, invadono la capitale danese per chiedere alla Conferenza internazionale sul clima impegni precisi e urgenti contro le emissioni inquinanti. Centinaia di arresti in una città blindata e pugno duro della polizia. Cortei in tutto il mondo
Pugno duro della polizia con centinaia di arrestati alla prima protesta contro la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Centinaia di persone, 400 o 700 in base a informazioni fornite da polizia e organizzatori della protesta sono stati circondate, ammanettate e caricate su furgoni e pullman dalle forze dell'ordine danesi, che hanno approfittato di alcune scaramucce con la parte più militante della manifestazione per isolare la coda del corteo in cui si trovava il «blocco nero». La polizia ha utilizzato in modo massiccio, il diritto all'arresto preventivo, con la possibilità di fermi della durata di 12 ore, di recente approvato dal parlamento.
L'atteggiamento repressivo della polizia si è abbattuto su una manifestazione festosa e pacifica e che ha visto sfilare oltre 100.000 persone, appartenenti a più di 500 organizzazioni, venute a Copenhagen per protestare contro le élite politiche ed economiche del pianeta che continuano impedire la ricerca di una soluzione al riscaldamento globale.
Il corteo diretto al Bella Center, dove si tiene la conferenza delle Nazioni unite, è partito alle due dalla piazza di fronte al parlamento dove nella mattinata sostenitori di Friends of the Earth avevano inscenato un nuovo diluvio di Noé, per denunciare il rischio dall'innalzamento del livello dei mari, e l'aumento di uragani ed alluvioni scatenato dall'aumento della temperatura.
In testa al corteo si sono schierate le organizzazioni moderate, parte del cartello Tck Tck Tck. Dietro, partiti socialisti ed ecologisti, gli attivisti della coalizione Climate Justice Action, e i fazzoletti verdi di Via Campesina. A chiudere l'imponente serpentone umano, i gruppi più militanti del movimento, tra cui black bloc, con sciarpe e maschere a coprire il viso dal vento e dallo sguardo indiscreto delle telecamere della polizia.
Tra i manifestanti scesi ieri in piazza tante facce note del movimento no-global, tra cui Naomi Klein, che nelle settimane scorse aveva definito Copenhagen una nuova Seattle. Al loro fianco nuove leve di ventenni radicalizzatisi di fronte all'emergenza climatica, insieme a nuove sigle, nuove bandiere e nuovi slogan, del movimento globale sul clima, che vede la conferenza come una tappa decisiva nella lotta contro l'effetto serra.
I cartelli branditi dai manifestanti chiedono «giustizia climatica», «pianeta, non profitti», ed avvertono che non c'e' un pianeta di riserva in caso quello che abbiamo a disposizione finisca arrosto a causa di emissioni senza freno. Attivisti vestiti da pinguini, e orsi polari scongiurano di fermare lo scioglimento dei ghiacciai, mentre ragazzi hippie che brandiscono porri quasi fossero «armi improprie», gridano che il consumo di carne è una delle principali cause dell'effetto serra. Poco dietro tante giovani famiglie danesi giunte con passeggini e biciclette e preoccupate per la sorte dei figli in un paese che può finire sott'acqua con l'innalzamento del livello dei mari.
Lasse, 37 anni, porta a spalle suo figlio di 3 anni - «Mi piacerebbe che crescesse in un mondo in cui si potranno ancora vedere i fiocchi di neve». Ingrid, 26 anni di Parigi, porta al collo un salvagente di cartone, colorato di bianco e rosso che reca la scritta «il cambiamento climatico uccide». «I governi devono adottare politiche stringenti sulla questione del clima" - afferma . «Non bisogna cambiare il clima, bisogna cambiare il sistema che ha causato il cambiamento climatico». Nella dimostrazione anche centinaia di italiani giunti da Torino, Milano, Bologna, Venezia, Roma, Napoli.
Scontri tra manifestanti e polizia esplodono quando la marcia passa presso Christiania, luogo occupato dal 1971, e simbolo della scena anarco-autonoma danese. Il blocco nero lancia un paio di bombe carta agli agenti e poi si dilegua per una strada laterale, seguito dai furgoni della polizia. Più di un centinaio di persone vengono circondate e detenute.
Circa un'ora piu tardi nuove scaramucce tra Black Bloc e polizia si verificano per le strade del quartiere di Amagerbro a metà strada tra il centro e il Bella Center. La polizia decide di fare fuori la coda del corteo, circonda ed ammanetta oltre duecento attivisti, che vengono tenuti per ore sull'asfalto ghiacciato prima di essere prelevati e portati in prigione. Nonostante il comportamento della polizia il grosso della manifestazione riesce ad arrivare senza incidenti di fronte al Bella Center.
Gli arresti di ieri sono un nuovo sintomo della preoccupazione della polizia danese che pur avendo concentrato quasi la metà delle forze dell'ordine nella capitale ha paura che la situazione le sfugga di mano. Alla vigilia della protesta di ieri, 78 manifestanti erano stati arrestati dopo una piccola dimostrazone pacifica tenuta nel quartiere di Norrebro. Tra loro 8 italiani, di cui 7 sono rilasciati dopo poche ore, mentre l'attivista veneziano Tommaso Cacciari è stato rilasciato solo nella mattinata di ieri dopo l'udienza di convalida. Per Luca Casarini che ha partecipato alla manifestazione assieme ad un contingente di 200 attivisti venuti da Bologna e dal Veneto - «questo caso è la dimostrazione di che cos'è il diritto di protesta nell'algida democrazia danese».
Dopo gli arresti di ieri, ora i riflettori sono tutti puntati sulla manifestazione Reclaim the Power, prevista mercoledì prossimo.Gli attivisti di Climate Justice Action, promettono di invadere il Bella center, per dare vita ad un'assemblea popolare sul cambiamento climatico. Ma vista la strategia mostrata ieri dalla polizia, è probabile che le forze dell'ordine cercheranno di disperdere la manifestazione molto prima che si avvicini al centro conferenze.
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